Mitt Romney a un passo dalla nomination repubblicana. Al Westin Hotel del centro di Boston e’ tutto pronto per la grande festa. Il supertuesday, il marted in cui si e’ votato in 10 stati ai quattro angoli dell’America, secondo i primi dati avrebbe consacrato la sua leadership del Grand Old Party.

In palio ci sono oltre 437 delegati e l’ex governatore del Massachusetts punta a conquistarne almeno 200-220. Per i primi exit poll diffusi dalle tv Usa, Mitt Romney avrebbe vinto in Virginia e in Vermont. Avanti anche in Ohio, dove pero’ si conferma il testa a testa con Rick Santorum, previsto dai sondaggi della vigilia. Insomma, con questi numeri, l’ex governatore del Massachusetts avrebbe incassato un risultato che gli assicurerebbe un margine abbastanza ampio sul suo inseguitore. Nel profondo sud Newt Gingrich, invece fa suo con un buon margine lo stato della Georgia. Un dato che gli permette di continuare a sperare. Se dovesse aggiudicarsi anche l’altro stato del sud, il Tennessee, potrebbe cercare di dare del filo da torcere all’ex senatore della Pennsylvania, nella battaglia tutta interna al fronte ultra-conservatore su chi potrà rappresentare la destra estrema nella battaglia contro il ‘moderato’ Mitt Romney. Intanto, gli occhi sono tutti puntati sulla sfida dell’Ohio, uno stato della ‘rust belt’, la cintura della ruggine, dove un tempo si concentravano le maggiori fabbriche manifatturiere e dell’acciaio. E qui, Romney e Santorum, un po’ com’e’ capitato in Iowa, sono alle prese con uno stimolante testa a testa. E mentre Barack Obama ha cercato di coprire mediaticamente la giornata convocando una conferenza stampa, Mitt Romney ha attaccato frontalmente l’inquilino della Casa Bianca, stavolta sul dossier del nucleare iraniano. Gi… da mesi, in ogni dibattito tv, tutti i candidati repubblicani, tranne ‘il pacifista’ Ron Paul, hanno fatto a gara per chi faceva la faccia più feroce nei confronti del regime di Teheran. Stavolta, però, Romney è andato oltre. Prima in un intervento sul Washington Post, poi in un messaggio video alla convention dell’Aipac (la più grande organizzazione degli ebrei Usa) ha demolito la strategia di Barack nei confronti dell’Iran, bollandola come troppo debole e prudente. “Hope – ha sottolineato Romney – non è una politica estera. E’ necessario aumentare la presenza militare in tutta l’area, in stretto coordinamento con Israele”. Insomma, se fosse stato lui il ‘Comandante in Capo’, assicura Romney, non avrebbe esitato un minuto a intervenire con la forza. “Non possiamo più aspettare ancora. E senza dubbio non possiamo piùpermetterci di aspettare altri quattro anni di presidenza Obama. Lui ha parlato di ‘comuni interessi’ con l’Iran. Ma voglio essere chiaro, noi non abbiamo alcun interesse comune con quel regime”.

 

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