Se fosse un film si chiamerebbe la “Carica dei 101”. Si tratta invece delle elezioni comunali di Sant’Arpino in programma sulla carta il prossimo giugno ma che potrebbero slittare in autunno causa Covid. Mettiamo dunque da parte la cinefilia per la nostra smisurata cinofilia. Il panorama politico locale infatti è in gran parte popolato da animali strani. Spesso a 3-4-5 teste. Spaventosi mostri di Loch Ness. Altro che amabili dalmata, peraltro molto più intelligenti dell’attuale pseudo-classe dirigente. La celebre pellicola è però attinente sul piano numerico. In vista del voto e col passare dei giorni si moltiplicano gli aspiranti sindaco. Due sono certi: l’uscente Giuseppe Dell’Aversana e l’ex capo dell’amministrazione Eugenio Di Santo.
Il primo sarà sostenuto dall’intera maggioranza che tuttora manovra il timone del Comune. In pratica Speranza e Futuro più Sant’Arpino al Centro che alle ultime amministrative si presentò contro Dell’Aversana schierando come candidato sindaco Elpidio Maisto. Acqua passata. Durante la consiliatura Maisto e company hanno fatto il salto della quaglia e già da un po’ hanno rimpiazzato i ribelli della maggioranza Mimmo Iovinella, Speranza Belardo e Maria Rosaria Coppola. Il primo cittadino uscente quindi potrà contare su una coalizione elettoralmente consistente con tutti i consiglieri uscenti di nuovo in pista. Va detto che Dell’Aversana e il suo team non hanno fatto faville. Anzi. Tutti si aspettavano molto di più da un politico e amministratore navigato come l’attuale sindaco. Ma sarebbe capzioso non tenere presente le attenuanti, nemmeno tanto generiche, dovute all’eredità disastrosa sotto il profilo finanziario che Dell’Aversana ha ricevuto in dote proprio da Di Santo. Al netto della macchia giudiziaria (famoso braccialetto Tennis e condanna per tentata induzione alla concussione) l’ex primo cittadino sotto il suo impero ha agito, per dirla con Tacito, come i Romani: “Là dove fanno il deserto gli danno il nome di pace”. Lui, il buon Di Santo, era sempre disponibile con tutti e pronto a tutto: “Vabbuò, ci penso io”. In realtà pensava solo alle pubbliche relazioni come dimostra il prosciugamento delle casse comunali che ha determinato l’inevitabile dissesto finanziario.
Nonostante i danni già arrecati alla collettività si ripresenterà sostenuto da Forza Italia (Giorgio Magliocca e Massimo Grimaldi meritano l’ergastolo politico), Fratelli d’Italia (Dio, patria famiglia, sic!) e da qualche suo fedelissimo vecchio o nuovo. La candidatura di Di Santo è di per sé un obbrobrio. Diventerebbe un po’ meno indigesta se almeno non inserisse nella lista sciacquetti che per diventare architetti impiegano lustri perché sono più bravi a lustrare scarpe che a disegnare un cerchio col bicchiere. Di contro sono ultra specializzati a delineare perfetti angoli retti. Molto probabilmente capeggerà una lista anche il consigliere di opposizione Iolanda Boerio. Una che ha blaterato tanto però ha quagliato poco o nulla. È vero che si è portata a casa il “Pallone” (preside, preside delle mie brame chi è la più bella del reame?) ma per il resto risulta non pervenuta se non per il repentino quanto spericolato triplo salto mortale carpiato da Fi a Iv (manca solo l’ufficialità). Viva l’Italia canterebbe De Gregori con un’accezione ben diversa. In grande fermento c’è anche la strana coppia Iovinella-Belardo. Il sogno di Mimmo, membro del Consorzio Idrico per grazia ricevuta, resta quello di indossare prima o poi la fascia tricolore. Aspetta e spera che non si avvera! Anche perché sia lui che la Belardo dovrebbero spiegare ai cittadini e all’universo mondo perché si contrappongono a un sindaco del loro stesso partito (il Pd).
Un candidato di tutto rispetto potrebbe essere Antonio Carbisiero che è stato in corsa alle ultime regionali nella lista dei 5 Stelle. Lui è una persona perbene e in gamba e i pentastellati (quelli seri) a livello locale hanno sempre svolto una costante azione di controllo sull’attività amministrativa. Una loro eventuale lista sarebbe un’alternativa valida per chi vuole davvero dare una spallata a un sistema politico che da troppi anni ruota sempre attorno ai soliti nomi.