Delle due l’una: o gli amministratori locali di Succivo sono sfigati o sono una banda di incompetenti. In un caso o nell’altro sarebbe d’uopo per il bene della collettività che si ritirassero a vita privata. Avrebbero tempo per dedicarsi all’ippica o al giardinaggio. In quasi 5 anni di mandato infatti il sindaco Gianni Colella, dimissionario stop and go, e la maggioranza non ne hanno azzeccata una. Nel settore opere pubbliche, ad esempio, hanno fatto più danni di uno tsunami. La vicenda tragicomica dello stadio comunale è solo la punta dell’iceberg. C’è il disastro di via Torino, costato ai cittadini la bellezza di 500mila euro per la manifesta incapacità tecnica di vigilare sui lavori. Un emblema di come le nomine di amici degli amici, soprattutto quando sono di bassa statura, produca danni incalcolabili. Per non tacere dello sventramento dell’edificio scolastico, trasformato in un palazzo colpito da bombardamenti in tempo di guerra. Servirebbero più vite per sgranare il rosario dei lavori pubblici iniziati male, proseguiti peggio e finiti rovinosamente. E se a questo si aggiunge la mancata approvazione del Puc, rimasto carta straccia per le “divergenze di vedute” nella maggioranza (affari divergenti?), beh sorge il dubbio che Colella e company rischierebbero di fare catastrofi pure dandosi all’ippica (poveri cavalli) e al giardinaggio (povere piante).
Oltre al primo cittadino, a dimissioni alterne, le maggiori responsabilità ricadono sulle spalle di Salvatore Papa, sia per il suo ruolo di vicesindaco che per il suo peso politico. Non è certo un gigante, e si è visto, ma avendo attorno a sé nani e ballerine appare come Hulk, dal colorito meno verde, più olivastro. Papa, candidato sindaco in pectore alle comunali del prossimo ottobre (solo Colella non se n’è reso conto), è stato per anni assessore ai Lavori Pubblici e all’Urbanistica, i settori che maggiormente hanno certificato il fallimento amministrativo della maggioranza. Più in generale il “Papino”, come viene amichevolmente chiamato, è stato ed è tuttora il sindaco facente funzione di Succivo. Quindi a lui spettano oneri, cioè le colpe, e onori, difficili da rintracciare. L’ultimo esempio di inettitudine amministrativa riguarda la gestione dell’istituenda farmacia comunale. L’ennesimo casino burocratico è sorto anche stavolta sulla gara d’appalto relativa al canone di concessione a carico dei privati che hanno messo a disposizione le strutture.
Breve excursus. Il 10 gennaio 2020 il consiglio comunale delibera l’affidamento in concessione del servizio. Il 5 marzo dello stesso anno la giunta approva la perizia di stima stabilendo il valore economico della farmacia in un contributo una tantum di 100mila euro e in un canone annuo di 10mila euro per un importo complessivo di 400mila euro, a fronte della durata trentennale della concessione. Il 28 luglio 2020 il responsabile dell’area amministrativa indice la gara d’appalto. E qui, direbbe il Bardo, c’è l’intoppo. Chissà come mai durante l’espletamento della gara emergono “alte e multiformi complessità in ordine all’interpretazione del disciplinare di gara”. In pratica il Comune prima indice la gara poi si accorge che devono essere chiariti “dubbi interpretativi”. Ad ammettere lo strafalcione è la stessa amministrazione comunale che nomina un consulente legale (clicca qui). Per liquidare Colella e company basterebbe ricorrere alla mitica frase “poche idee ma confuse” di Ennio Flaiano. Ma sorge il dubbio, essendo già avvenuto in passato, che le “alte e multiformi complessità in ordine all’interpretazione del disciplinare di gara” celino ben altre complessità. Il piatto è ricco. Gli appetiti tanti. La bulimia pure.
(continua…)