Non è una resa quella di Vito Buonomo, ma la consapevolezza che sull’housing sociale di Sant’Arpino un maggiore approfondimento degli atti sia la cosa giusta da fare, soprattutto dopo tutto il polverone sollevato da note e contronote. L’ultima quella del segretario comunale Fabiana Lucadamo. Nelle prossime ore, forse già nella giornata di domani (17 maggio) il capo dell’Utc avvierà il procedimento per l’annullamento delle determina di accoglimento della richiesta di variazione delle unità abitative da cedere al Comune di Sant’Arpino avanzata da Santolo D’Ambra, uno degli imprenditori del Consorzio attuatore del progetto di riqualificazione del comparto C2 nord-ovest di via Libertà. Lo scorso febbraio D’Ambra ha depositato la documentazione per il “cambio” degli alloggi facendo presente che veniva ceduta una percentuale maggiore di quella prevista dalla convenzione sottoscritta il 22 dicembre 2012 tra il Comune e il Consorzio. In sostanza l’imprenditore ha chiesto e ottenuto di cedere all’ente immobili diversi rispetto a quelli previsti inizialmente. Precisamente quattro appartamenti al posto di tre. Il responsabile dell’Utc aveva accolto l’istanza dell’imprenditore. Ma il provvedimento scatenò l’immediata la reazione di Salvatore Lettera, Tramite un’articolata nota l’assessore ha contestato la legittimità dell’atto. Di fronte alle perplessità emerse fu incaricato l’avvocato Luca Tozzi per un parere pro veritate. Il legale scrisse a chiare lettere, tra le altre cose, che la determina doveva essere annullata in autotutela per carenza istruttoria e per il mancato completamento delle opere di urbanizzazione. Ma Buonomo rispose per le rime a Tozzi rivendicando la legittimità dell’atto dirigenziale. Non sono mancati altri botta e risposta. E lo scorso 13 maggio è arrivata la nota di Fabiana Lucadamo. Ricostruendo la vicenda il segretario comunale ha ritenuto fondati le criticità poste dall’avvocato Tozzi e ha chiesto a Buonomo di avviare di nuovo il procedimento sulla determina e di accertare eventuali illegittimità riguardanti l’iter tecnico dell’housing sociale. I progetti di riqualificazione dei tre comparti presentano infatti molte zone d’ombra. Va detto che tra i tecnici comunali il nome che non figura mai è proprio quello di Buonomo. Anzi, quest’ultimo lo scorso 2 aprile ha adottato un’ordinanza durissima. Il responsabile del settore Urbanistica ha intimato ai residenti lo sgombero delle abitazioni con l’immediato inutilizzo degli ascensori e delle parti comuni soggette ad autorizzazione da parte del comando provinciale dei vigili del fuoco. Le famiglie dovranno lasciare le case al massimo entro tre giorni dalla notifica dell’atto. Nello stesso provvedimento Buonomo ha anche intimato ai residenti di provvedere entro trenta giorni al pagamento di 464 euro per “occupazione immobile in assenza del certificato di agibilità”. Normativa alla mano il capo dell’Utc rimarca che “ai fini dell’agibilità la segnalazione certificata può riguardare anche: singoli edifici o singole porzioni della costruzione, purché funzionalmente autonomi, qualora siano state realizzate e collaudate le opere di urbanizzazione primaria relative all’intero intervento edilizio e siano state completate e collaudate le parti strutturali connesse, nonché collaudati e certificati gli impianti relativi alle parti comuni; singole unità immobiliari, purché siano completate e collaudate le opere strutturali connesse, siano certificati gli impianti e siano completate le parti comuni e le opere di urbanizzazione primaria dichiarate funzionali rispetto all’edificio oggetto di agibilità parziale”. Nelle prossime ore l’Utc avvierà l’iter per l’annullamento anche della determina con la quale D’Ambra avrebbe potuto cedere immobili diversi da quelli inizialmente individuati. Ma Buonomo andrà fino in fondo. Verificherà le eventuali irregolarità che hanno accompagnato la realizzazione degli immobili dell’housing sociale. Si tratta di opera di svariati milioni di euro. Come abbiamo sempre detto nella nostra inchiesta, questo è il nocciolo della questione. Dai faldoni contenenti le carte dei comparti di via Libertà, via Marconi e via Volta in molti, anche tra gli amministratori locali, dovranno fare mea culpa. Tranne che Vito Buonomo.    

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