Potrebbe essere il giorno del grande accordo. Clamoroso quanto incoerente. In serata è previsto uno degli incontri più importanti in vista delle prossime comunali di Sant’Arpino. Da un lato i consiglieri di opposizione Mimmo Iovinella e Speranza Belardo dall’altro gli assessori Giovanni D’Errico e Loredana Di Monte, il presidente del civico consesso Ivana Tinto, i membri dell’assise Gennaro Vitale, Ernesto Di Serio e Gennaro Capasso. Sul tavolo l’intesa elettorale e sul candidato sindaco del costituendo schieramento. La strada per l’accordo non sembra in salita anche se non mancano gli ostacoli ancora da superare. Primo fra tutti il nome del leader. Iovinella non si è tolto dalla testa l’idea di correre per la fascia tricolore. Un sogno che quasi certamente non si avvererà. D’Errico, Di Monte, Tinto, Di Serio, Capasso e Vitale non alzeranno il disco verde. Per superare l’impasse e imboccare la via della riconciliazione i 6 moschettieri sono orientati a concedere la candidatura a sindaco alla Belardo. A quel punto a Iovinella non resterebbe che rinunciare alle sue velleità e dare via libera all’operazione ma non scenderà in campo in prima persona alle amministrative.
In caso di intesa la lista diventerebbe numericamente corposa vantando dell’appoggio di ben 8 consiglieri comunali e la possibilità di ampliarsi con l’ingresso di esponenti provenienti da altri gruppi, tra cui Andrea Guida e Alessandro Sala, attualmente del Terzo polo. Il terremoto politico successivo alla decisione del sindaco Giuseppe Dell’Aversana di non ricandidarsi e di appoggiare Caterina Tizzano alla guida della coalizione lascia adito a dubbi anche sulle vere intenzioni del primo cittadino. La levata di scudi di suoi fedelissimi, vedasi la Tinto, fa sorgere il dubbio che Dell’Aversana non abbia mai creduto fino in fondo nella Tizzano. Viene il sospetto che abbia fatto il suo nome per togliersi dai piedi il marito Elpidio Del Prete. L’eventuale accordo tra i 6 moschettieri e il duo Iovinella-Belardo si intreccerebbe a doppio filo con l’approvazione del Piano urbanistico comunale che approderà in assise all’inizio di agosto. Se ci sarà l’ammucchiata elettorale i due esponenti della minoranza potrebbero astenersi o garantire il numero legale per far passare il Puc. Non è escluso che possano addirittura votare a favore. Se succedesse gridare allo scandalo sarebbe il minimo. Una cosa del genere, probabilmente mai vista prima, sarebbe inspiegabile e implicherebbe l’intervento di autorità sovracomunali. Il sì di due consiglieri dell’opposizione ad uno dei provvedimenti più caratterizzanti dell’amministrazione, al pari o forse ancor di più del bilancio, aprirebbe una voragine di congetture e ombre con l’aggravante che lo strumento urbanistico sarebbe varato a pochi giorni dal voto, praticamente in campagna elettorale. In particolare Belardo finirebbe in un mare di contraddizioni. La sua famiglia presentò ricorso al Tar contro la delibera di giunta di adozione del Puc. Se adesso contribuisse a farlo entrare in vigore come si giustificherebbe con i cittadini? Nel frattempo l’amministrazione ha conferito un incarico all’avvocato Gianluca Lemmo per valutare la posizione dei consiglieri in conflitto di interessi su alcune zone del Puc e per garantire la corretta modalità di votazione. Ma al netto dell’aspetto giuridico quello che desta più scalpore è la corsa sfrenata in piena estate per approvare lo strumento urbanistico sul filo di lana. Evidentemente c’è un forte interesse politico. E non solo.
Mario De Michele