Lanciano l’amo all’indietro i 6 moschettieri nella speranza di pescare il nome del candidato sindaco nel passato politico-amministrativo di Sant’Arpino. È Ernesto Capasso l’ultima tentazione di Giovanni D’Errico, Gennaro Vitale, Ernesto Di Serio, Loredana Di Monte, Ivana Tinto e Gennaro Capasso. Assieme alle coppie Elpidio Maisto e Pina Drea e Mimmo Iovinella e Speranza Belardo, il sestetto vorrebbe affidare la leadership della lista all’ex braccio destro di Giuseppe Dell’Aversana nel mandato 1998-2003. Capasso è stato anche capogruppo consiliare di Alleanza democratica sotto l’impero di Eugenio Di Santo dal 2008 al 2013. Braccio destro dell’allora sindaco Francesco Lettera dall’86 all’89. Insomma un nome buono per tutte le stagioni in grado di affasciare gli 8 esponenti della maggioranza, più i due dell’opposizione (Iovinella-Belardo).
Persona esperta e perbene ma non il massimo in termini di novità, soprattutto alla luce della bocciatura da parte dei 6 moschettieri della candidatura di Caterina Tizzano, avanzata da Dell’Aversana e che ha mandato in mille pezzi l’amministrazione in carica, al punto da non approvare il Piano urbanistico comunale. Verrebbe da chiedersi che senso abbia avuto “bruciare” la Tizzano per poi proporre un politico “stagionato” come Capasso? Uno dei motivi è sicuramente la presenza ingombrante del marito Elpidio Del Prete. Un altro è il veto sull’assessore Salvatore Lettera, troppo attivo sul piano della legalità. Un’altra motivazione risiede nel fatto che uno come Ernesto Capasso, qualora eletto, sarebbe un sindaco poco spigoloso e ben propenso a chiudere la partita, aperta da Lettera sui comparti per l’housing sociale, e a fare varare il Puc così com’è. Se dopo la preside Adele D’Angelo anche Capasso non dovesse abboccare all’amo, ai 6 moschettieri resterebbero due alternative: scegliere a votazione il candidato sindaco tra uno dei 10 consiglieri comunali oppure starsene a casa. In quest’ultimo caso per loro sarebbe una disfatta politica e personale.
Mario De Michele