Siamo stati abituati, in questa fase di vaccini per la lotta al Covid, a confrontarci con quattro nomi ormai “familiari”: Pfizer, Moderna, Astrazeneca e Johnson&Johnson. Nel 2022 potrebbero entrare in campo due nuovi nomi: Valneva e Novavax. Sono nuovi vaccini che hanno un procedimento d’azione diverso rispetto ai precedenti. Pfizer e Moderna sono due vaccini a mRna, Astrazeneca e Johnson&Johnson sono quelli a vittore virale non replicante. L’azienda franco-austriaca Valneva usa invece una tecnica tradizionale, con il virus Sars Cov-2 inattivato e che non può causare la malattia. Nella dose che viene somministrata ci sono anche due sostanze adiuvanti che hanno il compito di rafforzare la risposta immunitaria dell’organismo proprio contro il coronavirus. Una volta fatto il vaccino Valneva il sistema immunitario è in grado di percepire la presenza del virus inattivato e inizia a produrre anticorpi (in pratica, forma l’esercito che, in caso di infezione reale, è in grado di combatterlo e sconfiggerlo). Valneva (che sta sviluppando anche altri vaccini contro malattie come Lyme e Chikungunya) ha il suo “anti-Covid” all’attenzione del Chmp, il Comitato medicinali per uso umano dell’Ema (l’Agenzia europea per i medicinali). Sono loro ad aver avviato un processo chiamato di “rolling review”, che permette di fare un’analisi di revisione a mano a mano che arrivano i dati scientifici sul vaccino. Un sistema più veloce, dunque, per capire nel più breve tempo possibile se si tratta di un rimedio efficace oppure no e che non fa perdere assolutamente i suoi caratteri di scientificità. La rolling review sarà aperta fino a quando non ci saranno prove sufficienti. Un ok definitivo potrebbe poi passare la palla ad Ema, che può procedere velocemente procedere a un’autorizzazione per l’immissione in commercio. La Comissione europea ha già stipulato un contratto con il quale prevede la possibilità di acquistare quasi 27 milioni di dosi nel 2022 e di adattare il vaccino a nuovi ceppi variati. L’Europa prevede di effettuare un altro ordine fino a 33 milioni di dosi in più nel 2023. In sostanza, dunque, con la soluzione franco-austriaca dovrebbero arrivare nel vecchio continente 60 milioni di dosi. Le prime dovrebbero arrivare entro aprile 2022.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui