Apple, per la prima volta in 17 anni, distribuira’ un dividendo ai propri azionisti. A partire dal quarto trimestre dell’anno fiscale 2012, che si apre l’1 luglio, Cupertino paghera’ 2,65 dollari per azione: un annuncio atteso che giunge al termine di un ”week end record” per il nuovo iPad, le cui vendite hanno raggiunto quota 3 milioni di esemplari da venerdi’ 16 marzo giorno del suo lancio, facendo volare, nelle contrattazioni after-hours, i titoli Apple ai massimi di tutti i tempi a 604,82 dollari per azione dopo aver chiuso per la prima volta sopra i 600 dollari.
Il dividendo e il buy-back segnano l’avvio per Cupertino dell’era di Tim Cook che, in netta controtendenza rispetto a Steve Jobs, decide di premiare gli azionisti per la prima volta dal 1995. Una mossa che, insieme all’inatteso via libera a un piano di buy back da 10 miliardi di dollari, consente ad Apple di usare parte della sua imponente liquidit…, ovvero 97,6 miliardi di dollari. Una cifra sufficiente – riporta il Wall Street Journal – a comprare, se volesse, colossi quali Netflix, Research in Motion, T-Mobile e Twitter. Ma anche per coprire l’intera initial public offering di Facebook , una banca (con la quale potrebbe rafforzare la sua Apple Bank a New York) o i Los Angeles Dodgers. ”Siamo positivi sul futuro della societa’. L’innovazione resta la nostra priorita’. Queste decisioni non chiuderanno alcuna porta per noi” afferma Cook. E infatti anche se Apple spendera’ circa 10 miliardi di dollari l’anno in dividendi, per un totale di 45 miliardi di dollari in tre anni inclusa l’esecuzione del buy back, la sua abbandonate liquidita’ non subira’ particolari shock: dal 2011 al 2012 la liquidita’ di Apple e’ aumentata di 38 miliardi di dollari. Secondo le stime di Piper Jaffray anche se Apple ‘brucia’ 15 miliardi di dollari l’anno di liquidita’ in dividendi e riacquisto di azioni proprie, alla fine dell’esercizio fiscale 2013 avra’ in cassa 180 miliardi di dollari. Apple precisa di aver dovuto limitare il premio agli investitori (anche se Peter Oppenheimer, il chief financial officer, ammette: il dividendo di Apple ”sara’ uno dei maggiori distribuiti negli Stati Uniti”) per evitare di attingere alla liquidita’ fuori dai confini americani: se avesse deciso di voler ‘premiare’ con assegni piu’ pesanti gli azionisti attingendo ai 65 miliardi di dollari esteri si sarebbe infatti trovata a una maggiore imposizione fiscale. Apple si e’ unita’ al coro delle societ… tecnologiche che hanno di recente chiesto al Tesoro americano un ‘tax holiday’ per rimpatriare fondi detenuti all’estero senza essere sottoposte a un’imposizione fiscale elevata come quella vigente, che scoraggia il rimpatrio. ”Abbiamo espresso la nostra opinione al Congresso e all’amministrazione”: la politica di tassare i fondi oltreoceano – afferma Oppenheimer – e’ ”un disincentivo economico”.