I 78mila casi registrati ieri sono un campanello d’allarme inequivocabile. La pandemia corre, addirittura più del previsto, e se non controllata può trasformarsi rapidamente in emergenza sanitaria. E allora ecco che il governo – che oggi cercherà anche di mediare tra le posizioni di Regioni e Comitato tecnico scientifico per la riduzione della quarantena – è pronto a giocarsi un’altra carta utile a spingere le vaccinazioni: l’estensione del Super Green pass per l’accesso ai luoghi di lavoro oppure l’obbligo vaccinale. Entrambe le opzioni saranno sul tavolo del Consiglio dei ministri convocato per oggi, anche se non è affatto scontato che si arrivi ad una decisione. Una parte della maggioranza spinge per la seconda opzione quantomeno per i dipendenti pubblici (che andrebbero ad aggiungersi a docenti, sanitari, personale delle Rsa e forze dell’ordine). D’altro canto il Super Green pass è considerato più accettabile all’interno della maggioranza, in primis perché è uno strumento maggiormente rodato. Oggi infatti la versione rafforzata del certificato verde – cioè quella che esclude il tampone, ottenibile solo con vaccino o guarigione – è già obbligatoria per decine di attività. Estenderlo per l’accesso a tutti i luoghi di lavoro significherebbe avere un impatto su gli almeno 25 milioni di dipendenti e autonomi italiani. Di questi però, larghissima parte è già vaccinata. Per cui, l’obbligo di fatto, inciderebbe principalmente sulla protezione di almeno 4,5 milioni di italiani. Questi infatti sono i non immunizzati in età lavorativa, tra i 20 e i 65 anni.
La super certificazione si ottiene “in via definitiva” al completamento del ciclo vaccinale primario, e cioè con la seconda dose. Tuttavia se sono trascorsi 9 mesi dall’ultima iniezione (dal 1 febbraio 2022 il termine è accorciato a 6 mesi) o 6 dalla guarigione, il pass viene bloccato. Per cui al momento non è obbligatoria la terza dose per ottenere la versione rafforzata del documento. Tuttavia esistono alcuni soggetti che sarebbero esentati dall’esibire il Qr code sul posto di lavoro (come già accade per il Green pass base). Le esenzioni riguardano, oltre ai bambini sotto i 12 anni, coloro che sono in grado di esibire una certificazione medica idonea rilasciata dai medici vaccinatori degli hub o dai medici di base. Sono inoltre esentati i cittadini che hanno ricevuto il vaccino ReiThera (una o due dosi) e coloro che sono in possesso di un certificato vaccinale emesso da San Marino. Per quanto riguarda la presentazione di un certificato di malattia e la relativa indennità – escamotage largamente usato fino ad oggi dai lavoratori che hanno provato ad evitare la presentazione del Green pass base – questo è accettabile o spetta al lavoratore solo nel caso in cui non sia stato già considerato assente ingiustificato per mancato possesso del Green pass al momento dei controlli all’accesso sul luogo di lavoro. In altre parole se si è bloccati all’ingresso non ci si può mettere in malattia. Va inoltre precisato che il Green pass rafforzato non può essere richiesto ai lavoratori in smart working. Tuttavia, un lavoratore non può fare richiesta o essere posto in smart working proprio perché non in possesso della certificazione.
I rischi per chi non dovesse avere il certificato quando richiesto sono considerevoli. Già oggi infatti il lavoratore pubblico o privato «è considerato assente ingiustificato, senza diritto allo stipendio, fino alla presentazione del Green pass», si legge sul sito del governo. «Nel caso di aziende con meno di 15 dipendenti, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata, il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni, rinnovabili per una sola volta». Qualora invece il lavoratore acceda al luogo di lavoro senza Qr Code, può essere segnalato alla prefettura incappando in una sanzione amministrativa da 600 a 1.500 euro. Peraltro durante la sospensione, oltre alla retribuzione «non sarà più versata al lavoratore senza Green pass qualsiasi altra componente della retribuzione, anche di natura previdenziale, avente carattere fisso e continuativo, accessorio o indennitario, previsto per la giornata di lavoro non prestata. I giorni di assenza ingiustificata non concorrono alla maturazione delle ferie e comportano la perdita della relativa anzianità di servizio». Al datore di lavoro che non abbia invece controllato in maniera adeguata, viene comminata una sanzione che va da 400 a 1.000 euro.