«Per me è morta semplicemente la signora Maresca». Don Catello Malafronte non si scompone e sembra frastornato da tanto clamore. Da otto anni è il parroco della chiesa di Sant’Antonio, a Castellammare, dove questa mattina si sarebbero dovuti celebrare i funerali di Assunta Maresca, per tutti Pupetta. Alle 10 il feretro della prima donna camorrista, che vendicò l’uccisione del marito e dichiarò guerra alla Nco di Cutolo, andrà direttamente verso il cimitero per una cerimonia privata, alla quale parteciperanno solo i parenti. Lo ha deciso ieri sera il questore Giuliano, dopo aver ascoltato le forze dell’ordine del territorio. Il passato criminale di «Lady camorra» ha inciso nella decisione, nonostante da anni la donna sembrasse aver abbandonato l’ambiente criminale, dedicandosi ai negozi di famiglia e poi ritirandosi nella sua casa stabiese con la figlia Antonella. Accanto a lei si è spenta la sera del 29 dicembre dopo una lunga malattia che l’ha consumata lentamente. Il 15 gennaio prossimo avrebbe compiuto 87 anni, della sua vita e della leggenda di donna spietata e senza paura, a Castellammare, sua città natale, tutti hanno memoria. Rispettata e temuta, a capo di una famiglia numerosa, aveva quattro fratelli ed ha avuto tre figli. Il primogenito Pasquale, che nacque in carcere, figlio del boss Simonetti detto Pascalone e Nola, fu vittima di lupara bianca; dal boss Umberto Ammaturo ebbe poi due gemelli, Roberto e Antonella. Ammaturo la abbandonò, e nel 70 fu indagato per la morte di Pasquale, figlio di Pupetta che non aveva accettato la relazione.
«Quando sparì il figlio, la nonna del ragazzo fece dire per anni una messa al mese in suo ricordo, un dolore incolmabile». Stavolta a ricordare è don Paolo Cecere, parroco per oltre 30 anni della parrocchia di Sant’Antonio, ora in pensione. «Con Pupetta siamo cresciuti assieme, eravamo quasi coetanei, nel gruppo era lei che primeggiava e già da fanciulli ci comandava. Ero molto amico della mamma, che mi aiutò a fondare questa chiesa: quando la figlia fu arrestata per la prima volta, provai a confortare il suo dolore. Quando Pupetta uscì dal carcere venne in chiesa il giorno stesso, poi ogni domenica per qualche mese, fino a quando si allontanò nuovamente». Don Paolo ha 89 anni ma non ha mai confessato donna Pupetta, segno di una conversione mai avvenuta del tutto. Ma le vicende private si legano alla sua storia criminale: «Dopo il secondo omicidio (Pupetta fu accusata di essere la mandante del delitto del cutoliano Ciro Galli, avvenuto nel 1981) fu arrestata perché sospettata di aver ordinato l’omicidio di Aldo Semerari, il criminologo e psichiatra che aveva dichiarato pazzo Cutolo, ma fu assolta. Aveva, raccontano tutti, deciso di mettersi da parte lavorando nei negozi e sembrava seguire una vita tranquilla». L’ultima telefonata nel 2013 quando le proposero un film sulla sua vita: «I primi soldi che guadagnerò – disse Pupetta al parroco – saranno per Sant’Antonio». Ma quella promessa fu disattesa, mentre di lei in tanti ricordano le sue serate a Sorrento, al centro della bella vita della costiera, tra night e piano bar.
Ieri mattina i negozi di proprietà della famiglia Maresca erano chiusi in segno di lutto, nella casa dove vive anche il fratello più piccolo un viavai di amici e parenti. Dall’ultimo piano del palazzo di viale Europa 33 Assunta stamattina scenderà per l’ultimo viaggio e porterà con sé storie e intrighi della vita criminale degli anni 80. «Era così rispettata perché si intestò un delitto che non aveva mai commesso», dice a bassa voce chi l’aveva conosciuta: «Una donna incinta che affrontò il carcere consapevole di essere innocente». Pupetta era anche questo, leggenda e passaparola, timore e rispetto fino alla sua morte.