Li chiamano genericamente tamponi di terza generazione ma in realtà la tecnologia sulla quale si basano è da tempo in uso come sistema diagnostico. E tuttavia questo tipo di test rapidi sembra al momento destinato a prendersi la scena sia perché presenta un livello di attendibilità molto più elevato rispetto ai tamponi veloci di uso comune (ormai quasi del tutto irrilevanti ai fini della veridicità scientifica dal momento che producono un coefficiente altissimo di falsi negativi) sia perché, molto presto, potrebbe arrivare in farmacia e non più necessitare di un trattamento esclusivo in laboratorio, sia perché sta dimostrando di funzionare bene anche nel rilevamento della variante Omicron. Il tampone di terza generazione rappresenta un’evoluzione rispetto ai tamponi antigenici delle precedenti generazioni, da cui si differenzia principalmente per la metodica analitica (immunofluorescenza a secco). Questa metodica prevede di ricercare il virus sempre con un tampone nasofaringeo oppure orofaringeo, ma con una tecnica di immunofluorescenza in microfluidica ad alta sensibilità, automatizzata e con risposta quantitativa. In sostanza, questo test non dice solo se il virus è presente nelle vie respiratorie, dice anche quanto virus è presente. L’unità di misura è chiamata COI (cut off index) ed è basata su un parametro numerico: se questo supera quota 10 la positività è pressoché certa e non è necessario effettuare un test molecolare per la conferma. «I test antigenici disponibili in farmacia e di largo uso sono qualitativi – spiega Gennaro Lamberti, presidente nazionale di Federlab (nella foto) – rivelano cioè l’eventuale positività del soggetto ma possono però dare dei falsi negativi. I test di terza generazione sono detti semiquantitativi e vengono eseguiti in laboratorio. I test rapidi più datati funzionano a immunocromatografia, quelli successivi a immunofluorescenza. Gli ultimi prodotti seguono invece la metodica dell’immunofluorescenza con lettura in microfluidica». I test di ultima generazione si eseguono come gli altri, inserendo un tampone nei condotti naso-faringei, ma si differenziano per la metodica analitica che seguono: l’immunofluorescenza con lettura in microfluidica, appunto. «Questa tipologia prevede l’uso di un dispositivo diagnostico che assicura un’analisi più accurata rispetto agli altri test antigenici – sottolinea ancora Lamberti – la precisione è maggiore e il livello di attendibilità è superiore al 90 per cento. Purtroppo finora si sono sacrificate la precisione e l’attendibilità scientifica a vantaggio della velocità di esecuzione e della rapidità del risultato». Va in ogni caso ribadito che tali test non sono comunque equiparabili al tampone molecolare che resta comunque l’esame di riferimento per la ricerca del virus Sars-CoV-2 e anche per i tamponi rapidi di terza generazione un risultato positivo offre in linea di massima una risposta attendibile, mentre uno negativo non dà garanzia di reale negatività. Come dire: un margine di errore e di rischio è sempre presente.
«Il prezzo medio è tra i 20 e i 22 euro – dice Lamberti – al momento non c’è molta richiesta e penso che sarebbe anche auspicabile un’intesa con le Regioni e il Ssn per raggiungere un accordo su un prezzo calmierato. Ma uno dei numerosi paradossi di questa emergenza pandemica è che si sia spinto molto, pur in presenza della variante Omicron, su test antigenici che hanno evidenziato un margine di errore molto ampio rispetto ai tamponi molecolari». Di norma un test antigenico di terza generazione è utile solo nei primi cinque giorni dopo l’inizio dei sintomi, oppure entro sette giorni dal contatto con un caso accertato. Va infine ricordato che in caso di positività è comunque obbligatorio, secondo le prescrizioni diramate dal ministero della Salute – porsi in isolamento domiciliare e informare l’Asl e il proprio medico di base e, successivamente, ripetere l’esame mediante test molecolare. Intanto proprio ieri un nuovo kit in grado di identificare i casi di variante Omicron nel momento stesso in cui si rileva la positività al Sars-Cov-2 è stato raccomandato dall’Oms. Il kit è progettato per rilevare l’Rna virale da tamponi orofaringei, nasofaringei e salivari.