Sì alla quarta dose del vaccino contro il virus del Covid, ma solo per i più fragili. Mentre la campagna della terza somministrazione va avanti, questa potrebbe essere la strada dell’Europa sul nuovo richiamo al centro delle prossime iniziative di prevenzione. Ad oggi l’Ema, l’Autorità europea dei medicinali, frena sulla quarta per tutti: «Attualmente – dice il capo della strategia vaccinale, Marco Cavaleri – non ci sono prove» della sua necessità. Si discute invece sui più fragili, dove si apre un sentiero già in parte indicato dalle ricerche in corso: potrebbe essere autorizzata sulle persone che hanno un sistema immunitario «gravemente indebolito». In questo caso, spiega Cavaleri, «sarebbe ragionevole che le autorità sanitarie pubbliche» la prendessero in considerazione. Intanto però, c’è anche chi si è già portato avanti. Il 3 gennaio scorso infatti, il primo Paese ad averla somministrata è stato Israele. L’ha indicata per tutti gli over-60, gli immunocompromessi e gli operatori sanitari e in questi giorni ha superato il mezzo milione di iniezioni. Il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, annunciò i risultati preliminari di un lavoro secondo il quale le concentrazioni di anticorpi aumentano di cinque volte una settimana dopo la quarta dose e che «molto probabilmente», questo si tradurrebbe nella capacità di ridurre infezioni, ricoveri e sintomi gravi. Tuttavia dalle anticipazioni del premier sono passati diversi giorni e, soprattutto, sono arrivati nuovi dati. Il lavoro dello Sheba Medical Center di Tel Aviv ha fatto luce sugli effetti della quarta dose dei vaccini a mRna, quelli di Pfizer e Moderna. Crescono sì gli anticorpi, ma non abbastanza per immunizzare dalla variante Omicron. «Abbiamo riscontrato una crescita di anticorpi più alta che nella terza dose, ma abbiamo anche visto molti infettarsi nonostante la quarta dose – dice Gili Regev-Yochay, infettivologa dell’ospedale che sta guidando la ricerca – Certo, un po’ meno che nel gruppo di controllo ma comunque tanti contagi. I due vaccini sono eccellenti per Alpha e Delta, ma non abbastanza per Omicron».
Ecco che se questo lavoro dovesse avere nuove conferme, si spianerebbe ancor di più la strada per un nuovo richiamo tutto calzato per Omicron o per le altre varianti che dovessero emergere nei prossimi mesi e che nessuno spera che arrivino. Che la quarta dose di vaccino abbia effetto sui più fragili viene confermato anche da uno studio francese pubblicato su Annals of Internal Medicine. I trapiantati di rene che ricevono farmaci immunosoppressori hanno una risposta immunitaria ridotta ai vaccini a mRna. Secondo gli studiosi, con la vaccinazione «molti di questi pazienti rimangono ad alto rischio di malattie gravi». A giugno dello scorso anno le autorità sanitarie francesi approvarono proprio per questo la quarta dose di vaccino per chi aveva avuto un trapianto ed era costretto a vivere con una debole risposta immunitaria dopo la terza. I risultati del lavoro sono stati positivi: a un mese dalla somministrazione della quarta dose un paziente su due aveva raggiunto una soglia di anticorpi considerata protettiva contro la Covid-19. La ricerca è stata condotta analizzando i dati di 92 persone: solo uno è stato il caso di infezione da Sars Cov-2 nonostante il vaccino e se l’è cavata, comunque, con una forma lieve. In Europa a favore della quarta dose ci sono già l’Ungheria (primo Paese ad aver aperto a questa possibilità a chiunque), la Danimarca, la Grecia e la Spagna (che invece seguono più la linea di Ema dedicandola ai più fragili). In Italia anche il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, si è espresso per quest’ultima direzione. Per Guido Forni, immunologo dell’Accademia nazionale dei lincei, «se il nostro obiettivo è ridurre i contagi, la quarta dose è giustificatissima». Ma «se invece l’obiettivo è avere una situazione in cui riduciamo i decessi e i ricoveri – aggiunge – la quarta dose può essere molto discutibile perché l’immunità che abbiamo acquisito con le prime tre dosi dà una prolungata protezione contro la gravità della malattia. Quanto prolungata non possiamo ancora saperlo, lo capiremo nel tempo».