La banalità del male. Una ragazza di 23 anni uccisa. Una morte crudele e inutile. E la fredda astuzia criminale di un “mostro” che una volta finito in manette si aggrappa alle “voci in testa” che gli dicevano “uccidi…uccidi”. Farà ancora più male la morte di Rosa Alfieri, nel vedere in un fermo immagine il suo assassino che, meno di venti minuti dopo il delitto, ben vestito e con un’espressione distesa acquista i gratta e vinci nella stazione di Frattamaggiore. Aveva appena ammazzato una povera ragazza Elpidio D’Ambra, e negli stessi minuti in cui, nell’appartamento di via Risorgimento a Grumo Nevano, i genitori scoprivano quel povero corpo senza vita sul pavimento del bagno, lui in quel bar pensava a fare soldi con i gratta e vinci, comprati insieme a una mascherina necessaria per salire sul treno. Forse il mostro sperava che il fato, che era stato così crudele con la povera Rosa, gli regalasse un po’ di euro per garantirsi la latitanza e magari qualche dose di cocaina in più. A vederlo nel fermo immagine del video registrato dalle telecamere di sorveglianza del bar della stazione, D’Ambra sembra un bravo ragazzo. Capelli in ordine, sgargiante felpa rossa, pantaloni bianchi. Impeccabile. Uno che a guardarlo non desta alcun sospetto. E anche nella breve sosta nel locale, mentre si è messo a “grattare” i tagliandi, senza vincere niente, in attesa del treno locale per Napoli, ha mantenuto un atteggiamento tranquillo e gentile. Chissà dove erano finite le “voci in testa” che poco prima gli avevano ordinato di uccidere la povera Rosa, che lui stava spiando da giorni con l’intenzione di stuprarla. Voci in testa con il telecomando. Che con le manette ai polsi, si riaccende e gli fa dire: «Ho acquistato la droga per dimenticare quello che ho fatto». Freddo. Lucido. Astuto. Attraverso il suo avvocato, il trentunenne assassino punta a ottenere una perizia psichiatrica: magari sarà utile a spiegare perché, dopo il delitto, si è ricomposto ed ha telefonato a quel Giovanni, che si è precipitato nell’appartamento dell’orrore per far sparire la droga e non per controllare se Rosa Alfieri fosse ancora viva. Dovrà anche spiegare, l’uomo delle voci in testa, il cambio degli indumenti, effettuati entrando in un negozio non appena arrivato a Napoli. Via quel rosso e bianco che danno troppo nell’occhio. Meglio un anonimo jeans, come ce ne sono tanti, e un giubbino come quelli mimetici dei militari. “Voci” che insegnano pure come favorire la fuga degli assassini.
Cancellato anche dalla mamma e dalla sorella, pronte a dare tutto l’aiuto possibile alla famiglia di Rosa, assistito dal legale d’ufficio Dario Maisto, ieri mattina Elpidio D’Ambra è comparso davanti al gip nel corso dell’udienza di convalida che è filata liscia, senza alcun intoppo. Con l’imputato che ha ancora una volta ribadito che a indurlo ad uccidere Rosa sono state le “voci in testa”. Al termine dell’udienza il giudice ha convalidato il fermo, disponendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. «È solo il primo passo di una vicenda giudiziaria che sarà lunga – ha detto l’avvocato Maisto – Sto valutando se rimanere quale difensore dell’imputato e anche se presentare la richiesta di perizia psichiatrica». Contemporaneamente all’udienza di convalida, i carabinieri della compagnia di Giugliano diretta dal capitano Andrea Coratza e i militari della caserma di Grumo Nevano, diretta dal maresciallo Gennaro d’Alessio (tutti hanno ricevuto i complimenti nei giorni scorsi dal colonnello Nicola De Tullio, comandante del gruppo di Castello di Cisterna, per la rapida ed efficace indagine) hanno notificato ai genitori e ai fratelli di Rosa Alferi, e allo stesso imputato in carcere, l’avviso che fissa l’autopsia per martedì mattina, presso l’istituto di medicina legale dell’ospedale San Giuliano di Giugliano. Il corpo della povera ragazza potrebbe essere riconsegnato nella stessa mattinata ai familiari, devastati da dolore, angoscia e da una sola terribile domanda, “perché?”, che non avrò mai una risposta.