Intorno alle 22 di ieri i rifiuti tunisini sono tornati a Salerno, dallo stesso porto dove, ventuno mesi dopo, erano partiti per la Tunisia per essere smaltiti. Sono tornati senza essere stati smaltiti e dopo essere stati protagonisti di tre inchieste e un intricato braccio di ferro tra il governo maghrebino, quello italiano e la Regione Campania. Al porto di Salerno, ieri sera, la Martina A, l’imbarcazione della compagnia Arka, ha attraccato con i 212 container partiti due giorni fa dal porto di Sousse e nelle prossime ore cominceranno le operazioni di scarico. L’arrivo dei rifiuti a Salerno, infatti, non rappresenta l’epilogo di questa vicenda cominciata nel gennaio del 2020, sono ancora diversi gli aspetti che andranno affrontati. I rifiuti, codice Cer 191212, saranno portati nell’area militare di Persano, nel Comune di Serre, in provincia di Salerno. Per motivi di prossimità rispetto al porto di arrivo ma non solo. «Non abbiamo scelto un’area amena o un’area che ha criticità ambientali – ha spiegato il vice presidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola – seimila tonnellate di rifiuti per pochi mesi non creano problemi alla comunità locale: non vi sono problemi di miasmi e neanche di esalazioni. Idem per la viabilità, visto che trattasi di una zona militare, seimila tonnellate sono una quantità banale». Una spiegazione che di certo non ha convinto gli amministratori locali, i quali hanno protestato sia per l’arrivo dei rifiuti sia per non essere stati coinvolti nella decisione finale. Altro aspetto fondamentale in questa fase riguarda la caratterizzazione dei rifiuti. La Sra, l’azienda esportatrice che nel gennaio del 2020 aveva chiuso l’accordo con i tunisini della Soreplast, aveva chiesto che avvenisse in Tunisia alla presenza di un loro perito per il rispetto dei diritti. Molti politici avversi alle scelte di Vincenzo De Luca avevano chiesto la medesima cosa per una questione di rispetto delle regole. Ultimo in ordine di tempo Edmondo Cirielli, deputato di Fratelli d’Italia. «Il governo tunisino ha imposto il rientro in Italia di quei container senza il rispetto delle norme nostrane in materia di circolazione dei rifiuti, che prevedono possa avvenire solo previa loro caratterizzazione, classificazione e analisi. Quindi in Italia potrebbero arrivare rifiuti pericolosi e cancerogeni, in virtù del fatto che gli stessi, nel frattempo, abbiano potuto cambiare composizione fisica e chimica. Chiederò al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, di intervenire per le necessarie verifiche». La Tunisia da parte sua ha accolto con favore i «seri sforzi» dell’Italia nella risoluzione della questione dei rifiuti domestici italiani importati illegalmente da una società tunisina. Il ministero tunisino degli Esteri ha elogiato in una nota rapporti «eccezionali» tra Tunisia e Italia, sottolineando «le buone intenzioni dei leader di entrambi i Paesi di preservare gli storici legami di amicizia» e ha evidenziato gli sforzi della Tunisia in questi mesi e la sua intensa azione diplomatica per la restituzione, nel più breve tempo possibile, dei rifiuti italiani stoccati per oltre un anno e mezzo al porto di Sousse. Restano in piedi ancora le inchieste per ricostruire l’intrigo internazionale partito da Polla, in provincia di Salerno, sede legale della Sra, e arrivato in Tunisia. Tre le inchieste in atto, una in Tunisia (con 12 arresti e altrettanti indagati) e due in Italia. Le Procure di Potenza e Salerno da tempo hanno acquisito l’intero dossier documentale sul contratto tra Sra-Soreplast, sulle autorizzazioni concesse dalla Regione Campania, sul rispetto della Convenzione di Basilea che regola il mercato internazionale dei rifiuti.