Alta tensione sulla riforma del mercato del lavoro in vista dell’arrivo in Parlamento del ddl licenziato venerdi’ dal Consiglio dei ministri. Le fibrillazioni tra le forze che sostengono il governo e lo stesso esecutivo non si placano, tanto da far agitare lo spettro della crisi. Ed e’ lo stesso Mario Monti da Seul a chiarire che senza un’intesa il governo potrebbe non arrivare al 2013.

“Se il Paese attraverso le sue forze sociali e politiche non si sente pronto per quello che noi riteniamo un buon lavoro non chiederemmo di continuare per arrivare a una certa data”, dice il premier spiegando poi che comunque, il Paese “si e’ mostrato piu’ pronto del previsto”. Monti ribalta il celebre motto andreottiano, secondo cui ‘tirare a campare e’ meglio che tirare le cuoia’, e sottolinea che “per noi nessuna delle due espressioni vale perche’ l’obiettivo e’ molto piu’ ambizioso della durata ed e’ fare un buon lavoro”. Il messaggio di Monti era stato in parte anticipato dal ministro Elsa Fornero, secondo cui il provvedimento del governo “potra’ anche subire qualche cambiamento, ma chiediamo che il Parlamento sovrano ne rispetti l’impianto e i principi basilari. In caso contrario dovra’ assumersi le sue responsabilita’ e il governo fara’ le sue valutazioni”. “Non vedo affatto all’orizzonte una crisi di Governo”, dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, secondo cui le condizioni per fare una riforma del mercato del lavoro “ci sono, lavoriamo in serenita’”. Detto questo, aggiunge, “la riforma del mercato del lavoro andra’ cambiata. Quando ci sara’ un approfondimento sereno si vedra’ che il tema che abbiamo sollevato non e’ affatto ideologico”. Il Pd ha “preso una posizione netta – aggiunge – perche’ siamo informati dei fatti e quando si approfondira’ si vedra’ che il tema dell’articolo 18 non e’ ideologico ma pratico e sara’ riconosciuto anche dagli interlocutori”. Bersani chiede al ministro Fornero “non di cedere, ma di ragionare. Sono sicuro che il ministro Fornero nella discussione parlamentare si convincera’”. Ma il Pdl accusa gli ‘alleati’ del Pd di voler cedre alle pressioni della Cgil e della Fiom e teme un ‘Vietnam parlamentare’ nel momento in cui la riforma sara’ discussa dalle Camere. “Monti ha detto che per lui e’ importante fare un buon lavoro e non tirare a campare – dice Angelino Alfano – e noi siamo d’accordo: o si fa una buona riforma o nessuna riforma”. Secondo Alfano, si e’ in presenza di “un disegno di legge che parte gia’ dal compromesso ed e’ soggetto ad altri compromessi. Se il Governo terra’ duro ci trovera’ accanto, altrimenti aspettiamo al 2013, quando ci saranno le elezioni e in caso di vittoria si potra’ procedere a fare una propria riforma del mercato del lavoro. Esprimiamo la nostra preoccupazione – aggiunge – se l’epilogo doveva essere un percorso lungo, non valeva la pena fare un logorante e lungo negoziato preliminare”. Insomma, e’ la posizione del partito di via dell’Umilta’, se “se dobbiamo fare una riformetta, fra 5, fra 6 o fra 7 mesi, allora meglio aspettare un anno e farla dopo le elezioni”. L’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi invoca una “preventiva verifica con la maggioranza”: il presidente del consiglio convochi i partiti per cercare una intesa preventiva, dice, “perche’ altrimenti e’ meglio rinunciare”. Ribadisce invece il suo appoggio incondizionato al Governo il Terzo Polo, che per voce di Pier Ferdinando Casini sottolinea che “quello di Monti e’ l’ultimo governo di questa legislatura. Pensiamo che il presidente del Consiglio abbia ancora molto lavoro da fare – aggiunge – l’emergenza in Europa non e’ ancora finita”. L’invito arriva anche dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, secondo cui “adesso tocca alla politica, che ha nelle mani la possibilita’ di chiudere in tempi brevissimi la partita della riforma del mercato del lavoro”.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui