Per carità, la colpa del disastro amministrativo ad Orta di Atella è in capo al sindaco del Pd Vincenzo Gaudino e ai gruppi politici Città Visibile e Democratici e Riformisti. In 10 mesi di mandato il primo cittadino e gli alleati di governo hanno fatto parlare di sé per strafalcioni mastodontici, scelte scellerate e una gestione che ha fatto acqua da tutte le parti. Gaudino, unto dal Signore, avrà dove poter camminare. Ha un oceano di guai e danni dietro di sé. Bene ha fatto l’ex senatore Fabio Di Micco a richiamare nei ranghi le truppe di Orta in Movimento prendendo le distanze da una maggioranza inguardabile. Ciò premesso va detto che il treno dell’amministrazione, rivelatosi una sgangherata locomotiva sprovvista di carbone, cioè di uomini e donne in grado di guidare una città importante con quella atellana, è completamente deragliato in seguito all’atto d’imperio di Gennaro Oliviero. Quando è scoppiata la guerra, praticamente all’indomani del voto, tra il sindaco e i Democratici e Riformisti (tutti suoi fedeli seguaci) il presidente del consiglio regionale della Campania ha fatto tappa ad Orta di Atella, precisamente negli uffici del Caf del consigliere Antonino Santillo, tra i più recalcitranti, e ha imposto la pace. Dopo aver convinto il riottoso Santillo il capo del parlamentino campano ha catechizzato il suo principale referente locale: tale Gianfranco Piccirillo. Non stiamo qui a ripetere la (brutta) storia del leader dei dem ortesi. Dovremmo scrivere libri partendo dal suo strettissimo legame instaurato in pieno boom edilizio con Angelo Brancaccio, alla cui fonte salvifica si è abbeverato per anni. Piccirillo è stato assessore esterno di Orta di Atella, nominato da Brancaccio, all’epoca sindaco. Suo addetto stampa alla GeoEco (Consorzio rifiuti Ce2) e timoniere del cda della società Acquedotti su indicazione del grande capo Brancaccio. Piccolo inciso: come fa un presidente del consiglio regionale ad avere nella sua squadra uno come Piccirillo? In città e non solo se lo chiedono tutti. Solo Oliviero non si è posto il problema. Fatti suoi. Ma torniamo sulle vicende politico-amministrative.
L’intervento dall’alto (non troppo, visto che di mezzo c’è anche Piccirillo, di nome e di fatto) di Oliviero riporta il sereno nel gruppo consiliare dei Dem e Riformisti. Il presidente del parlamentino campano non deve nemmeno sforzarsi più di tanto. Francesco Tessitore sale subito sull’ambulanza di Oliviero. Luca Mozzillo quando si parla di azienda sanitaria locale non ci vede più (farebbe e ha fatto qualsiasi cosa). Michele De Micco sogna che la Regione Campania approvi un condono tombale per sanare il palazzo abusivo in cui vive, con ampia vista dei locali del cimitero comunale (ha già perso il ricorso davanti al Tar e si dice che sia stato “condannato” anche dal Consiglio di Stato). Annalisa Cinquegrana è la cognata di Piccirillo, che di fronte al suo “datore di lavoro” Oliviero non ha potuto fare altro che dire: “obbedisco!”. D’un colpo tra Gaudino e i consiglieri dei Democratici e Riformisti scoppia di nuovo l’amore, dopo che i “ribelli” avevano fatto saltare un consiglio comunale e avevano sottoscritto un documento durissimo contro il sindaco e la sua maggioranza, quella inizialmente composta da Città Visibile e Orta in Movimento. Nonostante gliele abbiano dette di tutti i colori il sindaco scrive una lettera sentimentale ai Dem e Riformisti. E tutti ritornano insieme felici e contenti. La giravolta di Gaudino non va giù all’allora parlamentare Di Micco. Che con coerenza e fermezza chiede e ottiene dai suoi consiglieri di uscire dalla maggioranza. Città Visibile di Vincenzo Tosti e Marilena Belardo (una volta, tanto tempo fa, i più puri dei puri) per non perdere poltrone e potere fanno buon viso a cattivo gioco. Il Collettivo si rimangia tutte le maleparole pronunciate a mezzo stampa contro i Democratici e Riformisti, definiti senza mezzi termini il peggio del peggio, scarica i dimicchiani e stringe la mano ai Dem e Riformisti pur di continuare a stare nella stanza dei bottoni. Insomma, grazie a Gennaro Oliviero l’amministrazione Gaudino resta in piedi. Ma è un gigante con le gambe d’argilla. Su indicazione del capo del consiglio regionale il sindaco completa la giunta, che era formata da Tosti, Belardo e Pasquale Del Prete, con la nomina di Saturnino Di Benedetto, proveniente da quel di Francolise e uomo di Oliviero, e di Eugenia Oliva, residente e vivente a Cesa, capo staff di Oliviero in Regione Campania. Che Di Benedetto sia diventato assessore ad Orta di Atella non se n’è accorto ancora nessuno. Nemmeno i dipendenti comunali.
Su Eugenia Oliva bisogna aprire un’ampia pagina marittima. Da quando si è insediata ha trascorso più tempo in vacanza che nelle stanze del municipio. Non si contano i selfie dalle località di mare. Al netto della provenienza “straniera” di Oliva e Di Benedetto (possibile mai che una città di 33mila abitanti come Orta di Atella non abbia valide risorse territoriali?) quello che desta scandalo è l’insipienza dei due assessori suggeriti da Oliviero. Possibile mai che un presidente del consiglio regionale non avesse sotto mano nomi all’altezza del compito? Impossibile. Infatti, ad esempio, avrebbe potuto indicare Salvatore Lettera, consigliere d’opposizione a Sant’Arpino e consigliere provinciale, anche lui nello staff del capo del parlamentino campano, espertissimo in Politiche sociali, in particolare profondo conoscitore della legge 328 del 2000. Perché Oliviero ha scelto Oliva e non Lettera? È presto detto: Oliva è una “yes woman”, mentre Lettera è una testa pensante, che sa amministrare (l’ha dimostrato a Sant’Arpino) e avrebbe fatto volare il settore Politiche sociali. Scenario che avrebbe fatto saltare i piani di Oliviero. Fin dal primo momento il presidente del consiglio regionale aveva in mente una giunta balneare (Oliva l’ha preso alla lettera). Da qui a poco infatti Gaudino metterà mano al rimpasto in giunta. Out Di Benedetto e Oliva. Dentro gli uomini indicati da Piccirillo e company. Risultato? Il Comune di Orta di Atella ha perso un anno di amministrazione, quindi di possibile rilancio, per le beghe nel centrosinistra. Colpa principalmente del sindaco, di Città Visibile e dei Democratici e Riformisti. Ma Oliviero c’ha messo del suo. Anche per questo ad Orta di Atella, per dirla con Flaiano, la situazione è grave ma non è seria.
Mario De Michele