Nei collegi uninominali delle politiche del 25 settembre non ci sono abili per gli elettori. Possono scegliere il candidato giusto per rappresentare al meglio in Parlamento le istanze del territorio. Se si sbaglia nome non ci sono scuse che tengano. È colpa nostra se mandiamo a Roma incapaci e incompetenti. Nel collegio di Caserta al Senato la partita si gioca tra centrodestra e centrosinistra. È pur vero che i 5 Stelle sono in forte crescita in Campania nel proporzionale ma vengono inevitabilmente penalizzati quando devono scontrarsi con le grandi coalizioni. Quindi nel collegio di Terra di Lavoro la sfida è tra Giovanna Petrenga di Fratelli d’Italia e Tommaso De Simone del Pd. È mai come in questo caso votare per il candidato sbagliato è un errore imperdonabile. Un delitto. Basterebbe dire che la Petrenga chiama il suo leader di partito Giorgia Melona per comprendere al volo per chi votare. A carico dell’esponente di Fdi c’è molto di peggio. È entrata per la prima volta in Parlamento grazie a Nicola Cosentino, considerato dalla Dda di Napoli referente dei Casalesi. E mentre l’ex padrone del Pdl campano passava guai seri con la giustizia, accumulando condanne, la Petrenga misteriosamente (se qualcuno può svelare l’arcano ci scriva su info@campanianotizie.com) ha continuato a essere eletta sempre grazie a posti blindati. A Cosentino, in quella fase, serviva un parlamentare senza infamia e senza lode dalla faccia pulita. Ci sta.
Quello che è davvero inspiegabile è come mai la Petrenga, sprovvista di doti politiche e in ancestrale conflitto con la lingua italiana, sia diventata una pupilla della Melona, pardon Meloni. Si sono svolti diversi simposi tra luminari per comprenderne le ragioni. Ma anche i premi Nobel si sono arresi. È un mistero. Non c’è traccia di atti o interventi parlamentari della Petrenga per favorire la rinascita del Casertano. Non si trovano nemmeno con la lente di ingrandimento. Qualcuno ha provato con lo zoom dell’iPhone Pro di ultima generazione. Niente di niente. Eppure l’immarcescibile Petrenga siede comodamente da decenni sugli scranni vellutati del Parlamento. Credeteci, giuriamo su quello che volete, ci abbiamo messo tutta la buona volontà per trovare un aspetto, anche minimo, che possa giustificare la sua lunga carriera politica ma non lo abbiamo trovato. Perché? Perché non c’è. Qualcuno potrebbe eccepire: vabbè, all’inizio era inesperta, ora è cresciuta politicamente e culturalmente. Macché. Chiunque abbia seguito le uscite pubbliche della Petrenga in questa campagna elettorale è rimasto a bocca aperta: la pupilla della Melona, pardon Meloni, è la quintessenza del nulla cosmico. Non azzecca una finale, suscitando l’ilarità repressa dei militati di Fratelli d’Italia che fanno sforzi titanici per non scoppiare a ridere. Non dice una cosa, cha sia una, interessante. Per chi ha difficoltà a dormire è un toccasana: come concilia col sonno la Petrenga nemmeno il più potente dei barbiturici ottiene lo stesso risultato soporifero. Vi basta per non votarla? Ancora no. Volete provocarci. Allora non sprechiamo altro inchiostro. Ci limitiamo a pubblicare in calce una sua intervista rilasciata a Campania Notizie e il video su YouTube della trasmissione “Un giorno da pecora”. Munitevi di fazzolettini per tamponare le lacrime per le risate. Rispetto alla Petrenga il candidato del centrosinistra Tommaso De Simone è un alieno. Padroneggia la nostra lingua. Conosce a fondo i problemi socio-economici della provincia di Caserta. Non a caso è stato per 10 anni presidente provinciale di Coldiretti. E da circa 12 anni guida la Camera di Commercio di Caserta. Oltre a essere vicepresidente nazionale di Unioncamere. Anche per mostrarvi chi è De Simone pubblichiamo al termine dell’articolo un video. Ma facciamo una cosa semplice: confrontiamo i curriculum vitae di Petrenga e di De Simone, e poi andiamo a votare. All’uninominale non abbiamo alibi. Possiamo scegliere il meglio per noi e per il nostro territorio. Non facciamo disastri votando per l’usato (poco) garantito. Cambiamo pagina. Sosteniamo uno, come De Simone, che farà sentire forte e chiara la voce di Terra di Lavoro in Parlamento. E poi fatelo per noi. Se vince la Petrenga saremo costretti ad espatriare. Una così che esercita il potere legislativo in Italia è davvero troppo. Meglio l’Uganda. Senza offesa. Non siamo noi i razzisti.
Mario De Michele
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