Due fratelli attirati in trappola per un clamoroso duplice omicidio di camorra: la Cassazione annulla l’ergastolo, il processo è da rifare. Per la terza volta in pochi anni, torna alla Corte d’Assise d’Appello di Napoli il processo per Franco Casillo, 49enne, noto negli ambienti della camorra come «’a vurzella», potente boss del traffico di droga di Boscoreale, accusato dall’Antimafia di aver attirato in trappola i fratelli Marco e Maurizio Manzo, poi uccisi a Terzigno dai killer del clan Gionta di Torre Annunziata per uno scambio di favori con gli alleati dei Birra-Iacomino di Ercolano. Per la seconda volta gli «ermellini» hanno annullato una sentenza di secondo grado: nel 2019 era stata cancellata l’assoluzione di Casillo, stavolta la suprema corte ha annullato la condanna all’ergastolo per il narcotrafficante boschese, sentenza emessa a maggio 2021. Detenuto da poco più di un anno, adesso Franco «’a vurzella» potrebbe tornare libero in attesa di giudizio. I fratelli Manzo, affiliati al clan Ascione-Papale di Ercolano, vennero ammazzati il 10 febbraio 2007 al Bar Maemi di Terzigno. Uno scambio di killer e favori tra i clan Gionta di Torre Annunziata e Birra-Iacomino di Ercolano, al quale avrebbe preso parte anche Casillo, secondo l’accusa, che ben conosceva le vittime, in un accordo camorristico del quale il capo della piazza di spaccio di Boscoreale sarebbe stato parte più che attiva. In primo grado era arrivata la condanna all’ergastolo, cancellata da una testimonianza ritrattata in Appello. Un’assoluzione che la Cassazione ha deciso di annullare, rimandando il processo al secondo grado o per un nuovo appello con altri giudici, che hanno ascoltato anche un nuovo testimone, condannando Casillo nuovamente all’ergastolo. Venerdì la quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso avverso la sentenza presentato dagli avvocati Saverio Senese e Libero Mancuso, che avevano sottolineato alcune incongruenze nelle nuova testimonianza ammessa al secondo processo di secondo grado, quella di Massimo Fattoruso, fratello di Francesco, una delle vittime di camorra «bruciate» durante la scia di sangue e fuoco del 2015 a Boscoreale e nel Napoletano. Proprio Fattoruso, ex affiliato agli Aquino-Annunziata, ha dato indicazioni sul coinvolgimento di Casillo nell’organizzazione dell’omicidio dei fratelli Manzo, spiegando di aver saputo quelle circostanza dal fratello mentre lui era detenuto in carcere. «Ma nel periodo indicato dal collaboratore di giustizia, anche Francesco Fattoruso era detenuto e non poteva recarsi a colloquio» è la tesi difensiva che, probabilmente, ha convinto gli ermellini ad annullare la sentenza di condanna all’ergastolo per Casillo. Ora il nuovo colpo di scena spedisce per la terza volta in secondo grado il processo per l’omicidio dei fratelli Manzo, stavolta probabilmente con l’intera istruttoria da dover ripetere. Dunque potrebbero nuovamente sfilare in aula i collaboratori di giustizia che hanno indicato in Casillo come partecipante al duplice omicidio. Un delitto per il quale sono stati già condannati in via definitiva anche Pasquale Gionta, Giovanni Iapicca e Alfonso Agnello dei «valentini», nonché il boss ercolanese Giovanni Birra e la sua spalla Stefano Zeno e Michele Chierchia «Fransuà», altro alleato dei Gionta.