M’ama o non m’ama. Vincenzo Santagata sta ancora sfogliando la margherita. Il sindaco di Gricignano non ha formalizzato l’adesione al gruppo provinciale del Pd. Lo scorso 5 ottobre ha surrogato Pasquale Salzillo, decaduto dopo lo scioglimento del consiglio comunale di Marcianise. Il primo cittadino gricignanese, candidato nella lista La Provincia al Centro, non si è passato nel campo dem nemmeno nell’ultima assise dell’ente dell’ex Saint Gobain. Povero Santagata.
È dimidiato tra Stefano Graziano e Giovanni Zannini. Come sempre vorrebbe restare nella terra di mezzo. Ma la sua posizione è politicamente insostenibile. È stato candidato del Pd alle politiche del 25 settembre. Ha avuto una buona affermazione personale ma è indiscutibile che ha pescato voti anche in casa democrat. Già solo il simbolo del partito gli ha portato consensi. In tanti lo hanno appoggiato perché correva sotto il vessillo del Pd. E ora Santagata che fa? Tradisce il popolo dem e resta alla corte di Zannini? Sarebbe uno smacco per il sindaco di Gricignano. Una figuraccia irrimediabile. Giustamente a livello locale l’opposizione lo ha criticato. Per una volta gli esponenti della minoranza, che non ne azzeccano una, hanno ragione. Il Pd non può essere ridotto alla stregua di un taxi. Se uno si candida alle politiche poi non ha scelta: deve aderire al partito che gli ha consentito di ambire a una poltrona in Parlamento. Santagata, imbattibile nei panni del temporeggiatore, se non formula nel consiglio provinciale il passaggio nel gruppo dem ne esce male. Sia sotto il profilo personale che politico. Il popolo del Pd ha creduto in lui. Tradirlo sarebbe ingeneroso. Santagata si trova davanti a un bivio: essere coerente oppure scegliere la strada dell’opportunismo. M’ama o non m’ama.
Mario De Michele