Le Cantine Caputo sul tetto del mondo. L’ultimo grande successo è stato ottenuto al CWSA, il più importante concorso enologico orientale. “Ancora grandi soddisfazioni”, scrive Mario Caputo in post su Fb. “Quattro medaglie (due Oro, un Argento e un Bronzo) per i nostri vini presentati al più importante concorso enologico orientale il CWSA. Particolarmente orgogliosi per la medaglia d’oro per il nostro Fescine e la medaglia di bronzo al Caputo Brut Millesimato, entrambi ottenuti da Asprinio al 100%”. Il Casertano è la terra di produzione dei vini pregiati: Fescine Asprino di Aversa Doc, Campanus Terre del Volturno – rosato Igp, Lamalia Sannio Falanghina Dop, Clanius Aglianico Sannio Doc, Ineis Terre del Volturno Igp, Zicorrà Aglianico Terre del Volturno Igp, NiMà Nature Metodo Classico, Caputo Brut Metodo Classico Millesimato di Asprinio e Zicorrà Brut Rosé. In Irpinia è prodotto il Greco di Tufo Asprino di Aversa Dogg, il Fiano di Avellino Docg e il Taurasi Docg. Sul Vesuvio “nasce” il Lacryma Christi Dop-bianco, il Lacryma Christi Dop-rosato e il Lacryma Christi del Vesuvio Doc-rosso. Corrado Caputo e i figli, Mario e Nicola (assessore regionale all’Agricoltura), hanno innovato l’azienda di famiglia fondata nel 1890 e tramandata attraverso quattro generazioni, continuando a interpretare, con passione, la ricchezza storico-culturale della produzione enologica della Campania. Caputo 1890 rappresenta la sintesi tra il rispetto della tradizione enologica e l’adozione delle più moderne tecnologie, riuscendo a produrre vini di alta qualità che le hanno consentito di ottenere significativi riconoscimenti nazionali e internazionali. La produzione, specializzata in principio nell’Asprinio di Aversa, si è arricchita, con il trascorrere degli anni, dapprima con i vini dell’area vesuviana (Lacrima Christi del Vesuvio bianco, rosso e rosato), successivamente con i vini dell’Irpinia (Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi), poi con quelli dell’area napoletana (Falanghina dei Campi Flegrei, il Piedirosso dei Capi Flegrei, il Gragnano della Penisola Sorrentina), con i vini delle colline del Sannio (Falanghina e Aglianico) e, infine con quelli dell’Alto Casertano (Terra del Volturno, Casavecchia, Pallagrello e Falerno). A Teverola, sede storica dell’azienda, è situata la Cantina principale scavata nelle grotte di tufo del settecentesco palazzo di proprietà della famiglia, dove viene prodotto, da oltre vent’anni, il Caputo Brut, lo spumante metodo classico che, ottenuto con Asprinio di Aversa, costituisce il frutto di appassionate ricerche condotte da anni per questo antico e nobile vitigno. “Prendo tra le mani un grappolo e avverto il getto vitale di questa forza contorta dei tralci, come un artiglio rosso mi strappa un sorriso, come un canto intonato mi riempie di gioia, – diceva Corrado Caputo – è l’appendice vegetale della mia storia, è perpetua passione, sostanza normanna in perfetto equilibrio che incanta le generazioni e noi a imparare a interpretare i sogni e la fortuna che promette. E lungo queste vigne fatte di regole dure e rigorose, un santuario di braccia e di lavoro, ti sfioro con le labbra e riesco a sentire l’essenza ammaliante del passato e la presenza nervosa di ciò che sarà. Tutti in paese, da ragazzino, mi chiamavano Zicorrà, zio Corrado, perché ultimo di tredici fratelli, non ancora nato avevo già tre nipoti. I miei figli, Mario e Nicola, hanno voluto che il nostro Aglianico portasse questo nomignolo di famiglia. Tante grazie, anche perché è il più sanguigno dei nostri rossi e sicuramente quello in cui mi riconosco. Vino delle terre casertane, di occhio intenso e profondo, tutti i profumi di una terra ostile quanto generosa, palato consistente e intenso, tatto vellutato di un frutto straordinario”. La scalata internazionale delle Cantine Caputo sono nel segno di Corrado. La dedizione, il lavoro, lo spirito di sacrificio di Zicorrà si ritrova nei vini pregiati che sono un’eccellenza della Campania esportata in tutto il mondo. Una sintesi tra il rispetto della tradizione enologica e l’adozione delle più moderne tecnologie. Complimenti.

Mario De Michele


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