Qui non si scherza. Il caso del Puc di Cesa “scomparso” pone un duplice problema: uno di natura tecnica, l’altro squisitamente politico. Prima questione: il carteggio tra il direttore generale della Provincia di Caserta Gerardo Palmieri e il consigliere Maurizio Del Rosso non lascia spazio a interpretazioni (foto in basso). Il Piano urbanistico comunale non è stato spedito agli uffici competenti dell’ente dell’ex Saint Gobain. Si apre dunque una questione di legittimità del Puc, adottato dalla giunta e approvato dall’assise. Se è vero che il parere preventivo della Provincia non è vincolante, è altrettanto irrefutabile che è obbligatorio. In pratica l’amministrazione comunale avrebbe potuto approvare il Puc anche in caso di diniego degli uffici provinciali. Ma prima di vararlo avrebbe dovuto inviare la documentazione alla Provincia e attendere il parere. È un obbligo di legge. Non è facoltativo. La ratio della normativa è chiara: il Puc deve essere compatibile con il Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) per garantire uno sviluppo omogeneo del territorio. Senza il parere della Provincia il Piano urbanistico di Cesa è legittimo? Il consiglio comunale lo approvò sfruttando il “silenzio assenso”. Non essendo stata inviata all’ente dell’ex Saint Gobain la documentazione sul Puc ne discende che non scatta il “silenzio assenso”. Come del resto, già molto tempo fa, ha precisato in una nota il funzionario della Provincia. Insomma si sono perse le tracce del Puc. Da qui l’impossibilità di ricorrere al “silenzio assenso”. La conseguenza? Nell’iter che ha portato all’approvazione dello strumento urbanistico manca un pilastro portante: il parere obbligatorio della Provincia di Caserta. Alla luce di ciò i Piani attuativi (Pua) sono validi? Gli atti successivi all’entrata in vigore di un Puc “azzoppato” sono legittimi?
Domande che il gruppo di opposizione Uniti per Cesa ha posto ormai da anni all’attenzione del sindaco Enzo Guida. E lui? Se n’è altamente fregato. E com’è nel suo stile, pur di fronte a carte che lo inchiodano, ha sbeffeggiato i consiglieri Carmine Alma, Paola Verde, Amelia Bortone ed Ernesto Ferrante. E con la consueta saccenteria (per meritarsela bisogna aver fatto studi classici) ha rassicurato i cittadini: “È tutto a posto”. L’ennesima iniziativa di Alma, Ferrante, Verde e Bortone ha messo con le spalle al muro il primo cittadino facendo emergere che ha detto un sacco di fandonie. Guida, da sultano travestito da sindaco, continuerà a imporre le proprie scelte nonostante lo stop della Provincia oppure farà marcia indietro? La seconda opzione è molto improbabile. Il primo cittadino, chissà perché, ha molto a cuore il Puc. Che è diventato uno strumento per creare consenso. C’è di più. Si vocifera che qualcuno, che dovrebbe tenersi lontano da iniziative spregiudicate per evitare altri conflitti di interesse, starebbe facendo da intermediario nella compravendita di alcuni lotti. Già il Puc è molto probabilmente illegittimo. Se poi diventa anche un business per i soliti noti e per i colletti bianchi il disastro è completo. Ovviamente a discapito dei cittadini. Piccola postilla: ritorsione fa rima con estorsione. Fino a quando non scatteranno le manette.
Mario De Michele