Tra patteggiamenti ed abbreviati, il giudice per l’udienza preliminare Francesco Guerra ha inflitto ai ventisei indagati ritenuti contigui alla famiglia Stellato, 12 anni in più rispetto a quelli chiesti dal pm Marco Colamonici: 81 complessivi, rispetto ai 69 della procura. Alcuni di loro, nonostante il patteggiamento e l’abbreviato, hanno avuto la sentenza in continuazione di altra pena. Quella più alta, invece, è andata all’avvocato Francesco Candela (difeso dall’avvocato Teresa Sorrentino): 8 anni, due mesi e venti giorni. Il penalista, che ha scelto il rito abbreviato, secondo l’accusa sarebbe stato il «messaggero» di Donato Stellato e avrebbe anche lucrato sulla morte di un ragazzo. Queste le condanne con patteggiamento: Raffale Delle Chiaie, tre anni e 4 mesi; Rita Delle Chiaie, 1 anno e dieci mesi; Farano, due anni e due mesi; Figliolia, un anno e 10 mesi; Riccardo Galdi, un anno e quattro mesi; Enrico Landi, tre anni ed otto mesi; Valentin Sorin Herman, due anni; Noschese, un anno; Andrea Santaniello, quattro anni e due mesi; Scoppetta, un anno e dieci mesi; Giovanni Zullo, tre anni e quattro mesi. In abbreviato: Antonio Adami, un anno, 11 mesi e 10 giorni; Aldo Alfieri, tre anni e dieci giorni; Michele Biancardi, tre anni e venti giorni; Ugo Corsini, sette anni, 11 mesi e 20 giorni; Matteo Fortunato, tre anni sei mesi e venti giorni; Orlando Guadagno, due anni nove mesi e dieci giorni;Antonietta Izzo, tre anni e quattro mesi; Francescantonio Mascia, quattro anni due mesi e venti giorni; Antonio Novelli, due anni quattro mesi e venti giorni; Angela Petringola, quattro anni quattro mesi e venti giorni; Marco Pezzano, due anni; Anna Santoriello, tre anni e quattro mesi; Massimo Sica, cinque anni e quattro mesi. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Massimo ed Emiliano Torre, Gudio Carrozza, Pierluigi Spadafora, Michele e Francesca Sarno. Riguarda la concessione di prestiti di denaro mediante l’applicazione di tassi di interessi di natura “usuraia”, da parte del gruppo Stellato, nei confronti di persone in stato di bisogno e la realizzazione di rilevanti atti di intimidazione nei confronti delle vittime, tali da costringerle per far fronte ai debiti contratti, in alcuni casi, a vendere i propri beni e consegnare agli usurai il ricavato a parziale ristoro dei debiti. Alcune di queste vittime sono poi state iscritte nel registro degli indagati perché avrebbero «protetto» il loro usuraio che praticava tassi, secondo gli inquirenti, che andavano andare dal 10 per cento fino al 30% mensili. Nel corso delle indagini sono documentate diverse attività di intimidazione anche nei confronti anche dei familiari delle vittime, ad esempio mediante il danneggiamento di vetture o l’invio di messaggi minacciosi, nonché recandosi personalmente presso i luoghi di lavori per costringerli al pagamento dei debiti. Francesco Candela, avvocato, secondo l’accusa avrebbe spalleggiato Viviani uno degli indagati, Luigi Bifulco, nel fare minacce al cognato di una delle vittime e lui stesso non avrebbe esitato, a tal proposito, a dire la sua. Inoltre, è accusato di aver lucrato sulla morte di un ragazzo: insieme a Mario Viviani (uno dei leader degli ultras granata, rinviato a giudizio) sarebbero stati complici di una truffa ai danni di una coppia di genitori che avevano perso il figlio in un incidente stradale.