Diplomi falsi, chiesto il processo per 32 irpini coinvolti in una maxi inchiesta che conta ben 373 imputati. Il 2 maggio dovranno comparire davanti al gup del tribunale di Vallo della Lucania, Benedetta Rossella Setta, che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla Procuratore della Repubblica di Vallo Della Lucania, Antonio Ricci. Gli inquirenti contestano ai 373 imputati i reati corruzione in concorso, falso ideologico, truffa aggravata ai danni dello Stato e tentata truffa. Una maxi inchiesta condotta dai militari dell’Arma che ha portato alla luce una serie infinita di titoli falsi utilizzati per scalare le graduatorie per l’insegnamento e riuscire ad ottenere altri incarichi nella pubblica istruzione. Gli imputati sono beneficiari dei presunti falsi diplomi rilasciati dalla fondazione Passarelli per periodi relativi al 1997 e nel periodo 2014. Le indagini, portate a termine dai carabinieri della compagnia di Vallo della Lucania erano partite dopo una segnalazione dell’Ufficio Scolastico regionale che aveva riscontrato un particolare importante: per l’assunzione in ruolo nel 2018, numerosi docenti avevano scelto di presentare titoli di studio molto datati, soprattutto mai presentati in nessuna procedura concorsuale precedente. Gli inquirenti hanno portato alla luce oltre 400 diplomi considerati falsi dalla pubblica accusa e sequestrati presso la Fondazione Passarelli-istituto professionale paritario “Passarelli” di San Marco di Castellabate. Inoltre nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dai magistrati della Procura di Vallo della Lucania vengono contestati 778 capi di imputazione in ben 258 pagine. Inizialmente gli indagati erano 554, ma con le ulteriori indagini, approfondimenti e riscontri l’avviso di richiesta di rinvio a giudizio è stata notificata solo a 373 persone. Inoltre gli inquirenti hanno accertato un danno per la pubblica amministrazione di circa 7 milioni e 500mila euro relativi ai contributi non dovuti e versati a loro favore. Nel mirino degli inquirenti sono finiti i diplomi di specializzazione polivalente, il diploma magistrale, il diploma di operatore dei servizi sociali e del settore ristorazione cucina o sala e bar. Tutti utilizzati ad avviso della Procura e carabinieri di Vallo della Lucania – per ottenere incarichi da insegnanti, assistenti amministrativi e collaboratori scolastici.
Gli imputati arrivano da tutta la Campania, ma anche da altre città italiane, tra cui Empoli, Bollate, Como, Firenze, Bronte, Locri, Minturno, Ivrea, Udine, Oristano. Gli imputati irpini coinvolti sono Giuseppe D’Avanzo di Avella, Antonio Iovino di Avellino, Ornella Lanzilli di San Martino Valle Caudina, Mariangela Litto di Avella, Giuseppe Palma di Avella, Iolanda Di Genua di Avellino, Francesco Iovino di Avellino, Felice Ferrara di Avellino, Maria Guerriero di Avellino residente ad Avella, Giuseppe Miro di Sirignano, Andrea Monteforte di Mugnano del Cardinale, Nunzio Mugnano di Mugnano del Cardinale, Pasquale Nuzzo di Baiano, Giuseppina Basci di Ariano Irpino, Maria Chiara Flammia di Ariano Irpino, Maria Pina Fido di Avellino, Leonardo Orlandella di San Sossio Baronia, Valentina Carillo di Avellino, Lucia Miro di Avellino, Samantha Iuliano di Roccabascerana, Gennaro Sgambati di Sirignano, Teresa Napolitano di Avellino, Gennaro Genovese di Avella, Marco Ciardiello di San Martino Valle Caudina, Michelina Ferraro di Avella, Antonio Masucci di Sirignano, Nicola Montanile di Avella, Pietro Lanzilli di San Martino, Antonio Ungaro di Sperone, Raffaele Napolitano di Pago del Vallo di Lauro, Michela Accetta di Mugnano del Cardinale, Francesca Cavaliere di Quadrelle. A difenderli gli avvocati Valeria Verrusio, Gaetano Aufiero, Maria Luce Amelio, Antonio Falconieri, Raffaele Bizzarro, Raffaele Scarinzi, Antonio Capriglione e Giuseppe Ceccarelli.