«Condotte soggiacenti rispetto all’azione dei clan mafiosi, in un contesto generale che depone per una non occasionale contiguità tra gli organi comunali e la criminalità organizzata». Il contesto nel quale ha operato l’amministrazione del sindaco di centro destra Gaetano Cimmino era tale da motivare lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche. Lo ha deciso il Tar del Lazio che questa mattina ha pubblicato la sentenza che respinge la richiesta di annullamento del provvedimento del Presidente della Repubblica del 28 febbraio 2022, presentata dall’ex sindaco assieme a 18 tra consiglieri e assessori della sua maggioranza. Il Comune resterà guidato dalla Commissione Straordinaria, presieduta dal Prefetto Raffaele Cannizzaro, che ora traghetterà la città verso prossime elezioni. Nessun reintegro, come si vociferava in città ormai da mesi e la motivazione viene scritta nero su bianco dal presidente della prima sezione del Tar del Lazio Antonino Savo Amodio. «Emerge invero dagli atti un quadro connotato da diffusa illegalità e condizionamento, che la relazione ha individuato in vari ambiti della vita consiliare». I giudici parlano di prossimità degli organi amministrativi don le consorterie criminali e di uno sguardo d’insieme che riporta condizionamenti e vicinanze accertate.