Ha pesato la ‘moral suasion’ del presidente Napolitano: il ‘pacchetto’ di misure per rendere più trasparenti i bilanci dei partiti non diventerà un emendamento al decreto fiscale, come assicurato ieri dalle forze politiche che avevano raggiunto l’intesa. Ma è stato trasformato in una proposta di legge firmata da ‘ABC’ per la quale si intende chiedere l’esame in sede legislativa.
Come è noto il capo dello Stato si è espresso pubblicamente più volte contro la trasformazione dei decreti in ‘leggi omnibus’ ed oggi Napolitano, riferiscono fonti parlamentari, avrebbe avuto modo di ripeterlo prima al presidente della Camera, Gianfranco Fini, quindi, poco dopo, al leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini ricevuto al Quirinale. A imporre il ‘dietrofront’ è stata l’inammissibilità dell’ emendamento comunicata, con una lettera del presidente della Camera Gianfranco Fini, al responsabile della commissione Finanze Gianfranco Conte, relatore del decreto. E’ stata una “decisione obbligata”, si spiega a Montecitorio, “visto che l’emendamento era estraneo per materia al decreto fiscale”. Eppure tra gli ‘sherpa’ che ieri hanno scritto il testo è palpabile il malumore. “Ieri infatti – racconta uno di loro – avevamo ricevuto dalla presidenza della Camera ampie assicurazioni sul fatto che sarebbe stata concessa l’ ammissibilità ed è per questo che era stata scelta la strada del decreto fiscale”. Lo ‘stop’ di oggi, che in molti hanno vissuto come una ‘doccia fredda’, creando malumore soprattutto fra i centristi, sarebbe stato quindi determinato, raccontano fonti ben informate, dalle note posizioni dell’ufficio giuridico del Quirinale. Solo pochi giorni fà, il 25 febbraio scorso, infatti, Napolitano aveva scritto una lettera per invitare le forze politiche a non trasformare i decreti in ‘leggi omnibus’. Sarebbe meglio cioé, era stato l’appello del Capo dello Stato, non inserire norme estranee alla materia e alla finalità dei provvedimenti voluti con urgenza dal governo. Per non stravolgerli. E da allora alla Camera e al Senato la selezione delle proposte di modifica ai decreti sarebbe diventata molto ‘piu’ stringenté. Fare un’eccezione ora “su un tema così delicato”, è l’osservazione del Colle, non sarebbe stato accettabile né comprensibile. Naturalmente il presidente non entra nel merito del provvedimento e dell’accordo raggiunto. In più, si racconta che anche dai presidenti di Corte dei Conti, Consiglio di Stato e Cassazione, che dovrebbero costituire la ‘Commissione di controllo per la trasparenza’, sarebbero arrivati segnali di scarso gradimento per la scelta del legislatore di affidare a loro la ‘patata bollente’ del controllo dei bilanci delle forze politiche. I gruppi della maggioranza si sono messi così al lavoro per trasformare il testo, che prevede l’obbligo di controllo dei bilanci dei partiti da parte delle società di revisione iscritte alla Consob, in una proposta di legge. L’idea di chiedere al governo di fare un decreto ‘ad hoc’ sarebbe stata scartata, raccontano sempre i tecnici, da Alfano, Bersani e Casini dal momento che erano stati proprio loro ad insistere affinché una questione come quella della trasparenza dei conti dei partiti venisse affidata all’iniziativa parlamentare. Ma ottenere la sede legislativa non sarà semplice (il radicale-Pd Maurizio Turco annuncia già il suo ‘no’) e se anche venisse concessa (per averla occorre l’unanimità dei gruppi in commissione o di più dei quattro quinti dei componenti) non è detto che l’iter sia agevolissimo. Molte, infatti, le perplessità su alcune misure. Prevedere che controlli e sanzioni per i bilanci non in ordine scattino prima che venga erogata l’ultima tranche dei rimborsi elettorali significa che alcuni partiti, come la Lega ad esempio, potrebbero vedersi ridotta una parte consistente di denaro pubblico: quella che si sarebbe dovuta intascare il 31 luglio, ma che si fa slittare proprio per far entrare prima in vigore la norma. In più, si fa notare nel ‘pool’ di tecnici, se entrasse subito in vigore la pdl, almeno nella parte sui controlli, anche per An, ad esempio, scatterebbe l’obbligo di presentare in ordine i propri conti.