È da cifra record il numero delle conversazioni telefoniche accertate in nove mesi che un gruppo di detenuti nel carcere di Carinola ha intrattenuto con amici e per lo più familiari (mogli, fidanzate, nipoti), in un arco temporale di nove mesi. Con l’accusa di «accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione», 23 persone dovranno comparire davanti al giudice monocratico di Santa Maria Capua Vetere il prossimo 15 novembre. Per loro è scattato il giudizio abbreviato senza il filtro dell’udienza preliminare. Al centro del processo ci sono oltre 25 mila colloqui telefonici «abusivi» realizzati grazie all’uso di un telefono cellulare definito il più piccolo del mondo, ovvero il modello L8Star venduto anche su molti siti web e fatto entrare in qualche modo nel penitenziario. Le conversazioni sono state estrapolate grazie ai tabulati verificati dai periti forensi ed attribuite agli imputati. Il numero di conversazioni varia sensibilmente da detenuto a detenuto: c’è chi è accusato di aver conversato appena due volte e chi ha eseguito diverse telefonate fino a raggiungere il «record» di 19.321 conversazioni, attribuite ad un detenuto napoletano, Ciro Perna il quale avrebbe poi prestato il dispositivo ad altri reclusi. Ma c’è anche qualche ospite del carcere che ha eseguito dalle mille alle oltre duemila conversazioni, come hanno rilevato gli investigatori. Si tratta peraltro di telefonate eseguite anche nel periodo più forte della pandemia mentre a Santa Maria Capua Vetere scoppiava il caso dei pestaggi da parte degli agenti penitenziari. Le conversazioni emerse dall’indagine sono, per la precisione, 25.686 e vanno dalla fine del 2020 a metà giugno del 2021. Mentre i sequestri dei cellulari sono stati eseguiti ad aprile del 2021 (a Perna) e a giugno dello stesso anno a un altro detenuto. Mentre si attende l’avvio del processo per i 23, un’altra inchiesta per gli stessi reati arriva a chiusura indagine con 34 persone recluse in passato nel carcere di Carinola e poi da lì trasferite. In questo caso si parla di tre telefoni introdotti nella casa di reclusione che si sono passati di mano una trentina di reclusi. Il carcere di Carinola, nel tempo, è stato teatro di tentati suicidi, aggressioni agli agenti penitenziari, evasioni di alcuni reclusi mentre si trovavano in permessi premio, detenuti beneficiari di lavoro esterno accusati di «assenteismo» per non essersi recati al lavoro, introduzioni di droga e telefonini ed anche un atterraggio di un «drone» esterno entrato liberamente nel piazzale del penitenziario oltre al caso di un prete che tentò di introdurre alcuni telefoni. Dal primo maggio ad oggi, nella stessa casa di reclusione gli agenti penitenziari hanno sequestrato oltre un chilo di hashish, 30 grammi di cocaina, poi 50 telefonini suddivisi in 20 smartphone e 30 microtelefonini. Si tratta di sequestri eseguiti durante perquisizioni ordinarie e perquisizioni ai familiari dei detenuti, prima di accedere ai colloqui.