“Una situazione assurda e inumana al carcere di Poggioreale dove tutti i riflettori sembrano puntati sul detenuto eccellente Lavitola”. Così il consigliere regionale Corrado Gabriele in visita oggi al carcere di Poggioreale che aggiunge: “Nel reparto che ospita il faccendiere Walter Lavitola docce calde tutti i giorni mentre al padiglione Napoli, dove normalmente le docce si fanno a turni bisettimanali la caldaia è guasta e i detenuti sono costretti a farla in cella su una busta di plastica con le bottiglie d’acqua riscaldata sui fornelletti a gas”. “

La situazione igienica è come sempre ai limiti delle condizioni di sopravvivenza e i detenuti costretti a stare in cella 22 ore su 24 in uno spazio di appena un metro quadro a testa fanno a turno per usare un piccolo bagno fatiscente e a turno si aiutano l’un l’altro per le docce versandosi l’acqua che riscaldano su bollitori a gas comprati a loro spese – aggiunge – Per fortuna di Valter Lavitola e soprattutto degli altri detenuti del padiglione Firenze invece le docce lì funzionano bene e si possono fare tutti i giorni. Non è certo responsabilità della neo direttrice del penitenziario napoletano la dottoressa Abbate che ha provveduto tempestivamente a ordinare la riparazione della caldaia per un importo di circa 2 mila euro, ma che quest’anno ha a disposizione per le manutenzioni dell’intera struttura la misera somma di soli 22 mila euro a fronte dei già insufficienti 150 mila euro stanziati nel 2011, per una struttura dove vi sono 2700 tra detenuti in via definitiva o in attesa di giudizio”. “Spiccano nel padiglione Firenze, accanto alla cella dell’illustre Lavitola, tante singole personalità tra cui quella di Agostino e di Mario, detenuti di mezza età che dedicano il proprio tempo allo studio della psicologia e aiutano i più giovani ad affrontare la detenzione – spiega – o quella di Mario e Francesco giovani professionisti coinvolti nello scandalo dei commercialisti che organizzano corsi per autodidatti di disegno e inglese, oppure Antonio e Ciro che griffano orologi da polso in plastica per i detenuti con le foto di mogli e figli, ricamandole con il tessuto di vecchie canottiere. Il più anziano della cella n.16 del padiglione Napoli è sistemato sul letto più in alto di tutti sul terzo ripiano, ma non ha bisogno di scendere da lassù se non per l’ora d’aria mentre il più giovane dagli occhi lucidi e vispi disegna dei cuoricini per la sua fidanzata. Un carcere dalla diffusa umanità che avrebbe bisogno di risorse per la manutenzione, per corsi di formazione, più spazi per i colloqui e sale più accoglienti per i familiari che ogni martedì incontrano i propri cari in detenzione e gli consegnano il pacco con la biancheria”.

 

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