Anche una persona con un quoziente intellettivo ampiamente al di sotto della media comprenderebbe che un solo funzionario comunale, nella fattispecie Rossella Gifuni, non può sobbarcarsi l’onere di occuparsi, in una città di oltre 30mila abitanti come Orta di Atella, di settori impegnativi e strategici come Urbanistica, Lavori pubblici, Cimitero e Ambiente. Anche un bambino capirebbe che un accentramento di potere così consistente inevitabilmente sbilancia il rapporto tra indirizzo politico e atti gestionali. Nonostante l’evidenza di una situazione che frena l’azione amministrativa, come dimostrano i primi 6 mesi di mandato griffati Antonino Santillo, il sindaco continua a essere subalterno ai dipendenti comunali con funzioni apicali. Sia chiaro, nessuno vuole additare la Gifuni. È troppo oberata di lavoro. Da qui i ritardi, ad esempio, nell’attuare il Piano strade finanziato dai commissari prefettizi. Un progetto fermo al palo nonostante l’aggiudicazione dell’appalto. Chiunque percorre le arterie ortesi si rende conto in un attimo che si tratta di un’opera quanto mai urgente a fronte di strade colabrodo che in molte zone sembrano essere state bombardate, al punto che la toponomastica dovrebbe essere cambiata con Via Vietnam, Via Bagdad, Via Gaza. Come velocizzare l’iter tecnico-burocratico e attuare i progetti? Basterebbe poco: l’Ufficio tecnico deve essere sdoppiato con la nomina di un responsabile dell’Urbanistica e di uno dei Lavori pubblici. Come farlo? Assumendo un professionista in base all’articolo ex 110 del Tuel. Un provvedimento che spetta al sindaco. E qui casca l’asino, senza offesa per gli asini. Santillo non è autonomo. Ha bisogno del via libera di Maria Marsilio, funzionaria del settore Economico-Finanziario, che non è d’accordo. Il motivo è sempre lo stesso: il Comune è in dissesto finanziario. Una motivazione divenuta buona per tutte le stagioni e per tutte le problematiche ancora irrisolte. Un esempio. Santillo chiede a Marsilio: “Posso andare in bagno?”. Risposta: “No, siamo in dissesto finanziario”. Stallo. Immobilismo. Paralisi. A pagarne le spese l’amministrazione comunale che sembra un museo delle cere e i cittadini che non ottengono risposte nemmeno per i problemi di più facile soluzione. Se il sindaco non mostra gli attributi tutto finirà a carte quarant’otto. Santillo dovrebbe avere uno scatto di reni almeno per l’assunzione di un tecnico, tramite 110, cui affidare i Lavori pubblici. I progetti del Pnrr non possono attendere. Non solo. Distribuendo meglio i carichi di lavoro i funzionari potrebbero curare con più attenzione i progetti e magari si eviterebbe che una stessa ditta sia pescata tramite la stazione unica di committenza di Nola (massimo ribasso stellare), sia con un affidamento diretto del Comune (ribasso risibile). Per fare le cose per bene bisogna togliere “l’alibi dell’urgenza”. Obiettivo che si può raggiungere solo se i funzionari hanno carichi di lavoro “umani”. La fretta è nemica della trasparenza. Un’altra tematica da affrontare subito è il Piano occupazionale. La carenza di personale è cronica. Il municipio rischia di abbassare le serrande. Anche su questo punto la distanza tra Santillo e la maggioranza che lo sostiene è siderale. La Marsilio avrebbe convinto il sindaco a optare per lo scorrimento delle graduatorie di altri Comuni. Le forze politiche propendono per l’indizione dei concorsi per dare la possibilità a tanti giovani ortesi di poter partecipare ed ambire al lavoro. Ad Orta di Atella non si fanno concorsi da più di 20 anni. C’è la possibilità di presentare al Ministero dell’Interno un Piano occupazionale per assumere 20 dipendenti in tre anni. Nella prima sfornata l’Ente locale potrebbe portare a casa 6-7 unità. Perché opporsi? Santillo non è stufo di essere il protagonista dello “schiaffo del soldato”? Sorge il dubbio che sia contento di subire ogni giorno dai funzionari ceffoni, cinquine, manrovesci e paccheri. Autolesionismo politico-amministrativo. In vista un tunnel senza uscita. Il sindaco andrà a sbattere. E si farà molto, molto male. Meglio lui che i cittadini.