C’è un rischio e una certezza. Il rischio è far scorrere le dimissioni di Antonino Santillo in un bicchiere mezzo pieno. La certezza è il nuovo quadro politico-amministrativo delineatosi negli ultimi giorni. Che il sindaco abbia bleffato l’hanno capito anche le pietre. Il bleff suggerito dal cugino Gianfranco Piccirillo si è rivelato un boomerang. Agli occhi dei cittadini è la solita pagliacciata inscenata nelle stanze del potere. Quando Santillo ritirerà le dimissioni la sua credibilità scenderà ampiamente sotto lo zero. Poco male, dirà l’interessato, l’importante è tenersi stretta la poltrona. E per non mollare la fascia tricolore il sindaco ha attuato l’Operazione consiglieri comunali. Ammantato da un finto vittimismo (è lui che si è dimesso, o no?) e con due mani tese ha cullato i membri dell’assise. Dalla sua parte i pochi mesi di mandato e la fantomatica promessa di risolvere i problemi della gente. In realtà il duo Santillo-Piccirillo fanno leva sulla poca propensione dei consiglieri comunali di tornare a casa in tempi record. L’obiettivo è duplice: restare in sella e allargare il gap tra i componenti del civico consesso e le rispettive forze politiche, in particolare quelle più consistenti come Orta al Centro e Coraggio. Dal canto loro i partiti stanno rispettando una deleteria consegna del silenzio. Sono trascorsi un bel po’ di giorni dalle dimissioni del sindaco e sono terminate le cosiddette consultazioni avviate da Santillo, tramutatosi in un improbabile presidente della Repubblica, eppure la politica non ha ancora battuto un colpo.

Pasquale Ragozzino e Andrea Villano

Un autogol autolesionistico. Solo dilettanti allo sbaraglio avrebbero riposto di nuovo nelle mani del primo cittadino il pallino del gioco. Invece di ripartire in contropiede si sono arroccati in difesa, come se le dimissioni del sindaco fossero colpa loro. Non una parola, non un documento per dire, era il minimo, la loro sul traumatico atto di Santillo. La totale assenza delle forze politiche ha ridato linfa vitale al primo cittadino e a Piccirillo. Erano entrambi deceduti per propria mano. Chi li ha fatti tornare in vita? I partiti. Sorge il dubbio che, in fondo in fondo, ci sia un accordo di potere su tutti i tavoli, anche quelli più scricchiolanti sul piano della legalità, tra le forze politiche e il duo dell’Apocalisse. Solo così si può spiegare il silenzio assordante post dimissioni. E così Santillo ha fatto strike. Dopo il dietrofront ne uscirà distrutto davanti all’opinione pubblica ma energico più che mai di fronte a partiti inerti e accucciati. Anche i consiglieri comunali percepiranno con nitidezza solare la debolezza delle forze politiche. E si affideranno anche in futuro nelle mani di Santillo e Piccirillo.

Nando D’Ambrosio ed Eduardo Indaco

Un disastro politico, insomma. Anche perché all’orizzonte c’è il crocevia del riassetto della squadra di governo. Quale potere contrattuale avranno i partiti rispetto al sindaco? Pari allo zero. Santillo tornerà a coccolarsi i consiglieri comunali, condotti nelle sue braccia dalle stesse forze politiche, e si tornerà punto e a capo con la netta predominanza del sindaco. Qualcuno ci spieghi a che servono i leader politici se non a perdere tempo in riunioni superflue e improduttive? A casa devono andare loro, non Santillo. Sono come i doppioni nelle figurine. Da scartare. Viva Santillo e Piccirillo. A morte, tra gli altri, Andrea Villano, Pasquale Ragozzino, Antonio Arena, Nando D’Ambrosio, Eduardo Indaco e Raffaele Arena. E un drappo nero sulla politica. Anche sulla parvenza di essa.

Mario De Michele

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