Non possiamo che buttarla sul ridere dopo un consiglio regionale che con solerzia inusitata recepisce una legge del 2004 per consegnare il terzo mandato a Vincenzo De Luca. Un escamotage astuto (anche legittimo?) che azzera le due precedenti consiliature dando la possibilità al governatore della Campania di farne addirittura quattro di mandati. Un ipotetico ventennio in perfetto stile italiota che ha ricevuto l’ok durante una seduta di gran lunga più esilarante di un film di Totò. Particolarmente riuscita la performance di Valeria Ciarambino: “Se c’è un presidente uscente che si vuole cimentare di nuovo con il voto è giusto che lo faccia”, ha tuonato nel suo intervento. L’ex grillina ha dimostrato di essere davvero in gran forma smentendo per primo proprio De Luca che, si ricorderà, la offese pesantemente definendola “una chiattona”. Altri tempi. I due hanno fatto pace. E la Ciarambino è diventata, misteri della politica, una supporter sfegatata dello “Sceriffo”. Che fosse un consiglio regionale particolare lo ha fatto capire lo stesso De Luca. Ha esibito nella mano destra un cornetto rosso (foto in alto). Quella sinistra non era visibile perché molto probabilmente, per rafforzare l’effetto anti-seccia, era impegnata in altri gesti apotropaici imperscrutabili per fotografi e telecamere. A riportare la seduta nell’alveo istituzionale ci ha pensato il presidente del parlamentino campano Gennaro Oliviero che, con solennità e autorevolezza, ha diretto i lavori dell’aula: “Ce stamm, aspiett Nico’, e vien però, fa’ un minut, chist!” (video in basso). Un intervento, a metà tra Aldo Fabrizi e Bombolo in salsa napoletana, risolutivo in vista del pranzo già posticipato da un bel po’. In ossequio ai bei tempi che furono, quando era ministro del governo Berlusconi, Stefano Caldoro attacca il centrosinistra: “È una norma ad personam”. La buonanima del Cavaliere avrà esclamato: “Nemmeno qui mi posso stare tranquillo, cribbio!”. Intanto qualcuno del centrodestra si è fatto avanti per pagare lo psicanalista al Pd “che a Roma è contro il terzo mandato e in Campania è a favore”. Pur apprezzando il gesto, l’ordine nazionale degli psicanalisti ha immediatamente fatto sapere che non ci sono psicoterapeuti in giro capaci di cimentarsi con un caso clinico così grave. Per il rotto della cuffia i dem evitano di finire sul lettino. Ma da Roma arriva il montante che li mette al tappeto: “Deve essere chiaro – scrive in una nota Igor Taruffi, responsabile organizzazione nella segreteria nazionale del Pd – che il voto espresso oggi non sposta di un millimetro la posizione del Pd nazionale sul limite dei due mandati per le cariche monocratiche. Al di là del voto di oggi quindi Vincenzo De Luca non sarà il candidato presidente sostenuto dal Pd alle prossime elezioni regionali”. La doppia personalità dei dem è certificata ufficialmente. Va detto che l’esito della votazione non era per nulla scontato. Come mai è andato tutto liscio in maggioranza? Nessuno si sbottona, ma nei corridoi dell’edificio F13 del centro direzionale di Napoli circola con insistenza un nome. Quello di Cesario Villano. Verrebbe da dire: chi è costui? Il riferimento manzoniano, di matrice donnabbondesca, calza a pennello sul nostro “Woolf, risolvo problemi”. In una giornata come quella di oggi Villano, già assessore ai Lavori pubblici al comune di Cesa, oggi consigliere delegato al ramo, era l’uomo giusto al posto giusto. Servivano convergenza e coesione. Chi meglio di lui, che ha cambiato ad occhio 32-33 partiti in meno di un bimestre, poteva vestire i panni del mediatore? Villano ha calpestato tutti i 22 piani del palazzo del consiglio regionale. Aveva trovato un mezzo accordo politico anche in portineria per attendere soltanto due ore prima di entrare, tant’era penetrante la sua capacità di “trattare” con tutte le forze in campo. Una sorta di novello Franco Evengelisti all’epoca di Andreotti. Con una differenza fondamentale ai giorni nostri: “Amico di tutti, fedele con nessuno”. Ed eccolo lì, nella foto in basso, mentre controlla con lo sguardo perso nel vuoto se il suo lavorio produrrà gli effetti desiderati. Quando Oliviero, dopo l’ennesimo cordiale “vuttamm e man”, chiude la votazione, Villano tira un sospiro di sollievo. “Missione compiuta”, lo sentono sussurrare tra sé e sé. Poi gli sorge un dubbio: “Ma io con chi sto? Uhm.. uhm… oggi è dispari, sto con il centrosinistra, mi è andata bene, abbiamo vinto”.

Mario De Michele

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IN BASSO A DESTRA IL GRANDE “MEDIATORE” CESARIO VILLANO



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