di Mario De Michele

Quello che maggiormente lascia allibiti della decisione di Giorgio Magliocca di revocare all’ultimo secondo Marcello De Rosa dalla carica di vicepresidente della Provincia di Caserta per piazzare un suo uomo di fiducia, non essendo l’ex sindaco di Casapesenna pilotabile, è la totale mancanza di senso delle istituzioni. Tutti, anche gli iscritti all’asilo della politica, e a tutti i livelli, autorità competenti incluse, hanno compreso la strategia di Magliocca: cambiare tutto, dimettendosi dopo la bufera giudiziaria che lo ha coinvolto, per non cambiare nulla. Non è soltanto protervia. C’è di più. Sale in superficie una sottocultura forgiata sulla gestione padronale delle amministrazioni pubbliche. Il messaggio lanciato dall’ex numero uno dell’ente dell’ex Saint Gobain è scientemente sfacciato: “Qui comando io e decido io il mio successore ad interim”. Ed ecco spiegato il colpo di coda di Magliocca. Da dimissionario ha silurato in extremis De Rosa, per dargli una lezione per non essersi sottomesso e perché non ha padroni da servire, e ha nominato Gaetano Di Monaco, perché è un suo fedelissimo, per andare sul sicuro. Magliocca ha agito come se fosse il proprietario di un palazzo e dovesse scegliere l’amministratore di condominio. E lo ha fatto senza fronzoli. Per affermare il suo potere, sempre e comunque.

C’è un deficit democratico che purtroppo va ben oltre la Provincia di Caserta. Negli ultimi anni c’è stata una fioritura di sindaci-podestà che hanno governato, e continuano a farlo, come se il comune fosse casa loro. O “cosa loro”. Terra di Lavoro sta patendo un nuovo e furente assalto alla diligenza. La politica è diventata “tossica”. Ha ceduto il passo ai padroni del vapore, a gente disposta a tutto pur di accrescere il suo potere all’ennesima potenza. Non si contano più i casi di amministratori locali che agiscono peggio di affaristi famelici. Sono domimus incontrastati. Delinquenti seriali in doppio petto. A volte fanno più paura della criminalità organizzata perché muovono leve più intimidatorie, vere e proprie ritorsioni politiche, contro i cittadini “non allineati” che si oppongono al “Sistema Comuni”. Che non è possibile combattere dal di dentro. Non c’è agibilità per chi cerca di contrastare amministrazioni mutatesi in centri di potere locale criminogeni. Giunte municipali Spa. Sindaci, assessori, consiglieri comunali che cambiano pelle come i serpenti per mimetizzarsi, per farla franca. Non vogliamo apparire apocalittici, ma non vi è dubbio che nelle amministrazioni locali spesso si annida il peggio della società. Segno di un altro catastrofico cambio di paradigma: un tempo i tanto vituperati partiti facevano “selezione”, oggi che i partiti non esistono più si è affermato il darwinismo politico. Vige la legge della giungla. In questo scenario, ancora una volta, tocca alla magistratura fare “pulizia”. Spazzare via una classe dirigente che si è insinuata come un cancro negli enti locali. C’è da smantellare il “Sistema Comuni”. Non sarà facile.

Ma prima o poi qualcuno doveva sporcarsi le mani. E, nei corsi e ricorsi storici, è toccato di nuovo ai magistrati e alle forze dell’ordine. Il “Sistema Comuni” è più sofisticato di quello di Tangentopoli. È una Tangentopoli 5.0. Non c’è soltanto il politico che prende mazzette, ma c’è il politico-imprenditore che utilizza come un taxi le istituzioni per fare affari d’oro. Poi c’è il capitolo, tutto da scoprire, dei finanziamenti pubblici. Quelli che partono dalla Regione Campania e fanno capolino nelle città. Soldi “smistati” agli amministratori amici e amici degli amici. Denaro che alimenta il “Sistema” sulla rotta Napoli-Caserta. Ma il vero vaso di Pandora sarà scoperchiato se si passeranno al setaccio appalti e incarichi diretti affidati a ditte e tecnici. La pandemia da Coronavirus ha generato una pandemia di affidamenti “sotto soglia”. E le soglie arrivano pure a centinaia di migliaia di euro. Dietro il paravento della sburocratizzazione è cresciuto a dismisura il fenomeno indigeno di “Appaltopoli”, legato a doppio filo a quello di “Parentopoli”. Qui servirebbe un nuovo pool “Mani Pulite” perché l’illegalità negli enti locali si diffonde a macchia d’olio disperdendosi in tantissimi rivoli. Ogni fascicolo giudiziario diventerebbe una biblioteca di quattro piani. C’è estremo bisogno di mezzi e uomini. Altrimenti sotto i radar di magistrati e forze dell’ordine finiranno soltanto le punte degli iceberg. Forse è proprio quello che vuole la politica. Una spruzzatina di legalità va bene. Abbattere il “Sistema” no. Quello si deve sempre autoalimentare. Sennò i soldi non girano più.

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