Beni del valore di circa 1,5 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma ad un imprenditore fiorentino indagato per un giro di fatture false che ha interessato anche la commessa per alcuni lavori sull’isola della Maddalena relativi al “G8” del 2009.

Tra i beni sequestrati figurano tre immobili situati nelle provincie di Firenze e Prato, nonche’ una quarantina fra sculture e dipinti di pregio, riconducibili a noti autori come Warhol, Chagall, Botero, Paladino, Sironi, Pomodoro, Schifano e Balla. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma e condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Capitale, sono state avviate a seguito di una verifica fiscale nei confronti della “C.G.F. Costruzioni generali S.p.A.” (gia’ Gia.Fi Costruzioni S.p.A.), nel corso della quale era stato appurato che l’impresa controllata, per tre annualita’, avrebbe inserito in contabilita’ fatture relative a costi mai sostenuti, per un ammontare di circa 4 milioni di euro. In diversi casi, le Fiamme Gialle hanno poi accertato che la “C.G.F. Costruzioni generali S.p.A.” avrebbe caricato sui costi dell’appalto relativo al “G8” del 2009 presso l’isola della Maddalena prestazioni di servizio in realta’ inerenti ad altri cantieri sparsi per l’Italia. In tal modo, l’imprenditore fiorentino – amministratore di fatto della societa’, e ad altri tre indagati, hanno potuto realizzare un’ingente evasione dell’I.V.A. e dell’imposta sul reddito delle societa’, quantificata in circa 1,5 milioni di euro nell’arco di tre anni. Gli elementi raccolti hanno consentito all’Autorita’ Giudiziaria capitolina di emettere un decreto di sequestro preventivo avente ad oggetto beni di proprieta’ dell’imprenditore fiorentino per un valore equivalente a quello delle imposte evase tutelando in tal modo, gia’ nella fase delle indagini preliminari, i crediti erariali relativi all’evasione accertata. I finanzieri hanno anche scoperto che le opere d’arte sequestrate, acquistate inizialmente dalla societa’ con un esborso superiore ai 5 milioni di euro, sarebbero state successivamente rivendute all’imprenditore con forti “sconti”, pari ad oltre il 60% del prezzo di acquisto originario.

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