
di Mario De Michele
27 giorni fa sono stato arrestato e condotto al carcere di Santa Maria Capua Vetere con l’infamante accusa di estorsione. Sono finito in cella in seguito alla denuncia di un noto politico e amministratore locale condannato a 4 anni e 6 mesi per associazione mafiosa, altrettanto famigerato per aver intascato tangenti a raffica e per aver fatto soldi a palate tramite società con prestanome. 12 giorni fa sono stato totalmente scagionato dal Tribunale del Riesame di Napoli. “Mancano gli indizi di colpevolezza”, hanno sentenziato il presidente del collegio e i due giudici a latere. Una vera e propria assoluzione, checché ne dicano i puffi analfabeti che hanno campato per anni con i soldi pubblici pur non possedendo titoli e esperienze professionali. Un gran numero di amministrazioni comunali purtroppo si sono trasformate in bancomat per incarichi ad amici e parenti e prebende ai cortigiani del cerchio tragico del potente di turno. Stomachevole l’appoggio di quelli che si professano di Potere al popolo che, nella pratica, del popolo se ne fregano altamente per restare nell’orbita del sovrano che tratta i cittadini come sudditi. Ributtante l’ipocrisia fatta di vuoto, come direbbe Guccini, contro un fantomatico sessismo da parte di celeberrime donne, tuttora sotto processo, per aver tentato con di distruggere l’immagine di mogli stalkerizzate e maltrattate. “Ammucchiate social” che hanno alimentato una feroce macchina del fango. Condotte criminali per fiancheggiare personaggi illustri, anche loro imputati per diffamazione aggravata. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere, di fronte all’indegno spettacolo su Fb di donne di tal guisa che hanno la faccia di bronzo di ergersi a paladine del gentil sesso. Per ovvi e notori motivi le stesse pasdaran, oggi indignate da presunti scandali artatamente costruiti sul web, sono rimaste in silenzio al cospetto di casi clamorosi assurti alle cronache nazionali.
In mia assenza si sono agitati molti galli sulla monnezza. Personaggetti infimi sia sul piano professionale e che politico-amministrativo. Uno di questi poveretti ha fatto circolare a mezzo stampa e con comunicazioni private ai membri del cerchio tragico la notizia di un decreto penale di condanna pecuniaria a mio carico. Il somaro in questione, che conferma di non conoscere il codice di procedura penale (è un mistero come si sia laureato in Giurisprudenza), si è guardato bene dal far notare che non si tratta di una condanna in via definitiva. Non a caso il mio avvocato e amico Mario Griffo sta già lavorando per presentare ricorso in Appello. Fino d’ora posso garantire che in quella sede sarò assolto. Ho definito il personaggetto “incapace e inadeguato” a governare una città importante. È la pura verità, attestata come sempre da atti ufficiali. Chiamerò a testimoniare i suoi colleghi di coalizione e l’intera popolazione. Ne vedremo delle belle. Per me. Delle brutte per lui.

I BIDONI DI IMMONDIZIA AL POSTO DEL CUORE
12 giorni fa sono uscito dal carcere. In totale libertà. Senza alcuna restrizione o affievolimento della misura cautelare. Libero e immediatamente reintegrato nell’albo dei giornalisti professionisti della Campania. Mi sono subito rimesso a lavoro. Ma per scelta non ho letto i commenti social e gli articoli sulla mia surreale vicenda. Dopo quasi due settimane ho spulciato qualcosa e ho tirato le prime somme. Ho avuto la conferma della massima vicinanza e del costante sostegno della famiglia di mia madre e di quella di mia moglie. Altri parenti, escluse poche eccezioni, non si sono né visti, né sentiti. In verità, alcuni di loro si sono visti sul balcone mentre assistevano felici e contenti al concerto in piazza De Michele in occasione della festa patronale, mentre io ero dietro le sbarre. Ne terrò conto, ovviamente. Poi ho passato in rassegna gli atti e i comportamenti delle forze civiche, politiche e istituzionali. Non mi sarei mai aspettato che esponenti delle istituzioni potessero esultare e festeggiare per la mia incarcerazione, dimostrando al popolo di avere un bidone dell’immondizia al posto del cuore, per citare Gigi Buffon. I cin cin sarebbe stati fatti anche nelle sedi pubbliche. Evidentemente speravano di avermi fatto fuori. Per sempre. Pregustavano tempi felici, senza qual rompiscatole di Mario De Michele. Durante i miei giorni dietro le sbarre hanno sbeffeggiato i componenti di Cesa in Comune, accusati di aver proposto la candidatura alle prossime comunali a un delinquente. Pur riconoscendo pienamente a questi “signori” e queste “signore” di essere gentaglia, cifra distintiva unanimemente riconosciuta, non avrei mai immaginato che sarebbero arrivati a tanto. Alcuni di loro mi conoscono da oltre 40 anni. Fin da piccolo. Nel profondo tutti erano fermamente convinti della mia innocenza. Tutti conoscevano il curriculum giudiziario del mio denunciante. Eppure hanno strumentalizzato la mia incarcerazione. Peggio della feccia di strada.

IL SILENZIO ASSORDANTE DI CESA IN COMUNE
A mente fredda, dopo 12 giorni di libertà, ho analizzato anche il comportamento di Cesa in Comune. Non dovrei dirlo ma sarei insincero e scorretto, mi ha fatto molto male il silenzio assordante di Giuseppe Fiorillo e company. Nei miei 12 giorni di prigionia da innocente non è stato prodotto un documento, non è stata spesa una parola a mio sostegno. Neppure una frase di circostanza del tipo: “Confidiamo nella giustizia e siamo certi dell’innocenza dell’amico Mario De Michele”. Niente di niente. Mutismo assoluto. Anche Fiorillo e molti della sua squadra mi conoscono da decenni. Per di più da “cittadino attivo” ho dichiarato pubblicamente di apprezzare il progetto politico-amministrativo di Cesa in Comune, l’unico in grado di porre fine al regime di Enzo Guida. Ma ancora una volta Fiorillo e i suoi hanno adottato una tattica attendista. Sono rimasti nel guado. Alla finestra. Ma la vita e la politica sono fatte di scelte. Ci troviamo in continuazione davanti a bivi. E dobbiamo sempre e comunque decidere quale strada imboccare. Fiorillo invece si è limitato all’appoggio personale. Al momento del mio arresto mi ha inviato un messaggio di solidarietà e vicinanza. Poca roba per chi si candida alla guida della città e per chi mi ha chiesto ufficialmente di scendere in campo con lui. Se il leader di Cesa in Comune non si spoglia dei panni democristiani e degli “abiti talari” non avrà chance contro Guida, il più democristiano di tutti e il più bravo ad indossare i paramenti da prelato. Se Fiorillo non ripone nel cassetto l’approccio teologico, in stile apostolico-ecumenico, e non utilizza gli strumenti della politologia, imperniata su teoria e prassi, non arriverà lontano.
I CITTADINI DALLA MIA PARTE, LA BATTAGLIA CONTINUA
Inoltre ho saputo che qualche esponente di di Cesa in Comune ha nutrito qualche dubbio sulla mia innocenza, ha tentennato, nonostante i protagonisti della vicenda fossero il sottoscritto e un affiliato ai clan. Anche questo non dovrei scriverlo, ma sarei ugualmente un mentitore. Sarei un menzognero se non dicessi che quei dubbi e tentennamenti mi hanno profondamente ferito. Per carità, non muta il mio giudizio sulla bontà del progetto di Cesa in Comune. Non cambia la mia stima nei confronti di Fiorillo e degli altri membri della sua squadra. E non c’è paragone tra lo stimato medico e il sindaco in carica. Ma nel rispetto popolazione è doveroso da parte mia essere limpido e cristallino. Le idee camminano sulle gambe degli uomini. Per cui bisogna instaurare con la collettività un rapporto basato sulla sincerità e sulla trasparenza. Colgo l’occasione per ringraziare proprio i cittadini. Tutti mi hanno riaccolto con affetto e apprezzamento. Nessuno di loro ha dato credito agli artefici (sono più di uno) alla trappola in cui sono stato condotto. Nessuno ha dubitato della mia onestà e innocenza. E tutti mi hanno esortato a continuare nelle mie inchieste giornalistiche. “Dotto’, dovete continuare a scrivere, noi vogliamo essere informati su quello che succede a Cesa”, mi hanno chiesto decine e decine di persone. Lo avrei fatto comunque. Ma l’incitamento della gente mi dà maggiore forza per continuare a combattere contro i soprusi e l’illegalità, contro il clientelismo e il nepotismo, contro la cappa d’odio e il clima di terrore che hanno preso piede negli ultimi 10 anni. Farò la mia parte, insomma. Sarò sempre accanto a chi ha il coraggioso di battersi per ripotare Cesa a essere un paese normale e civile. Nonostante tutto. E tutti.












