di Mario De Michele

Con il volgere al termine dell’estate potrebbe calare il sole anche sull’amministrazione comunale. Tutto o molto dipende da RinnoviAmo Orta. Il destino di Antonino Santillo è nelle mani del team di Giuseppe Massaro e Salvatore Del Prete, rappresentato in assise dalla capogruppo Tiziana Dirasco e dal consigliere Raffaele Lampano. Senza il sostegno del presidente del civico consesso e della sua squadra il sindaco ha le ore contate. Addio sogni di gloria, alias interessi di bottega, per la fascia tricolore e per Orta Prospettiva Futura. Si sgretolerebbe il patto d’acciaio tra il primo cittadino, spalleggiato dal cugino Gianfranco Piccirillo, e i brancacciani di ex Coraggio. E non è affatto escluso, anzi appare probabile, che a togliere le poltrone dalle terga di Santillo e company potrebbero contribuire anche i consiglieri di Rinascita e Resilienza per Orta, gruppo ideato da Mimmo Lettieri. Pronti a staccare la spina alla peggiore amministrazione della storia della città, migliore per ovvi motivi soltanto di quelle degli anni del cemento, ci sarebbero anche Francesco Lettieri e Antonio Chianese.

Come sempre indecifrabile invece la posizione del capogruppo Pasquale Lamberti, interprete forsennato della farsa intitolata “Bene di Orta di Atella”. Se per il “bene della città” si intende il totale immobilismo amministrativo e il fallimento politico della coalizione di governo, ha ancora un senso lo slogan di Lamberti. Se invece il “bene di Orta di Atella” coincide con la risoluzione di problemi urbanistici personali, ovvero di abusi edilizi, allora sarebbe più onesto e dignitoso tacere. Almeno non si offenderebbe l’intelligenza dei cittadini. Che Lamberti stia perdendo il contatto con la realtà è confermato da un recente grave episodio: un minuto dopo il raid intimidatorio subito da Mimmo Lettieri, invece di stringersi attorno al promotore di Rinascita e Resilienza per Orta, lo ha “scaricato” con un documento da brividi sia sotto il profilo politico che umano.

Ma per fortuna nella conta per mandare a casa Santillo e i brancacciani il voto di Lamberti non ha alcuna rilevanza. Come detto, basterebbe il pollice giù dei consiglieri di RinnoviAmo Orta. Ai sei esponenti della minoranza, formata da Orta al Centro, Svolta Civica e Fare Democratico, se ne aggiungerebbero altri tre. E l’accordo di potere tra il sindaco e i membri di ex Coraggio crollerebbe come un castello di carta dando il via libera allo scioglimento anticipato del consiglio comunale nel sollievo generale della popolazione ortese. Se poi si aggiungessero anche i voti di Lettieri e Chianese la sconfitta politico-amministrativa di Santillo e dei brancacciani assumerebbe i contorni di una Caporetto e segnerebbe per davvero l’inizio di una nuova stagione. Si aprirebbe una fase storica per Orta di Atella. Dopo quasi 30 anni di esposti anonimi e pressioni pseudo-politiche la città volterebbe finalmente pagina. Si chiuderebbe la lunghissima stagione dell’odio. Una volta per tutte Orta di Atella imboccherebbe la strada a senso unico della normalità. Insomma, dopo il “trentennio nero” si ricomporrebbero i cocci dell’agibilità politica e democratica, si potrebbe amministrare senza ricatti e ritorsioni. E soprattutto si avvicinerebbero i giovani e le forze sane alla vita pubblica, che giustamente preferiscono starsene a casa perché in un clima d’odio permanente non ci sono le condizioni né per fare politica, né per governare.

La dipartita del duo Santillo-Piccirillo e dei brancacciani sarebbe la pietra angolare per costruire un nuovo edificio politico e amministrativo. Un bene, vero, per l’intera città a prescindere dagli schieramenti. Massaro e Del Prete lo hanno compreso, almeno così sembra stando alle loro interviste rilasciate a Italia Notizie (clicca qui, clicca qui). Se poi RinnoviAmo Orta sta soltanto giocando al rialzo peggio per il presidente dell’assise e per il portavoce del gruppo. Orami è chiaro a tutti che prima o poi scatterà una delle tantissime trappole disseminate qua e là. Quando si cammina su un terreno minato è inevitabile contare morti e feriti. Quando la politica cede il passo alle vendette personali non c’è speranza per nessuno. Quando l’amministrazione si regge sull’affarismo gli interessi della collettività vanno a farsi benedire. Orta di Atella è giunta a un bivio: mettersi definitivamente alle spalle la stagione dell’odio e della prevaricazione ad ogni costo e con ogni mezzo oppure continuare a essere vittima di un sortilegio trentennale, di una maledizione senza fine. La scelta appare facile. Eppure, come direbbe il filosofo, il problema non è sapere qual è la strada giusta, ma imboccarla.

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