È di 17 persone, raggiunte da misure cautelari, il bilancio di una vasta operazione dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta contro un sistema di corruzione e riciclaggio che avrebbe pilotato appalti pubblici tra Caserta, Napoli, Roma, Avellino e Benevento dal 2022 al 2023. L’ordinanza è stata emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, dopo una lunga indagine che ha svelato un articolato sistema illecito guidato da un imprenditore già condannato per legami con il clan dei Casalesi. L’operazione dei carabinieri ha inferto un duro colpo a un sistema di corruzione e riciclaggio che, secondo gli inquirenti, avrebbe condizionato per anni l’assegnazione di appalti pubblici in diversi settori strategici. L’inchiesta, che ha coinvolto 5 province e portato a 17 misure cautelari, rappresenta un importante passo avanti nella lotta alla criminalità organizzata e nella tutela della legalità nella gestione delle risorse pubbliche.

La richiesta di misure cautelari

Giuseppe Guida durante un incontro al circolo di Forza Italia di Casapesenna

Tra gli arrestati l’ex consigliere regionale Nicola Ferraro (disposto il carcere ma esclusa l’aggravane mafiosa) e il sindaco di Arienzo Giuseppe Guida (ristretto ai domiciliari), che è anche coordinatore provinciale di Forza Italia. Sarebbe stata rigettata la richiesta di misura cautelare per Luigi Bosco, ex consigliere regionale e attuale coordinatore regionale di Azione. Rigettata la misura del divieto di dimora a Caserta per Amedeo Blasotti, ex direttore generale dell’Asl di Caserta.

I pm antimafia avevano richiesto il carcere per Nicola Ferraro, Ilario Aniello, Angelo Ciampi, Pietro Francesco Buonanno, Domenico Raimo, Carlo Cimmo, Vittorio Cimmo, Paolo Onofrio, Luigi Grimaldi, Antonio Moraca, Giuseppe Rubino, Felice Foresta, Antonio Montanino, Luigi Rea, Giuseppe Rea, Paolo Verolla, Nicola Mottola. Arresti domiciliari per Emanuele Virgilio, Pio Buonanno, Giuseppe Ilario, Vittorio Fuccio, Giuseppe Guida, Mauro Marchese, Eugenia Iemmino, Massimo Cirillo, Luigi Bosco, Vincenzo Agizza. Divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione per 12 mesi per Roberto Fiocco, Barbara Fiocco. Obbligo di presentazione alla pg e divieto di dimora per Pietropaolo Ferraiuolo; divieto di dimora in Campania per Anna Lanzuolo; divieto di dimora a Napoli per Antonio Garofalo; divieto di dimora a Caserta per Amedeo Blasotti.

I dettagli dell’inchiesta
Come indicato dal portale ufficiale dei Carabinieri, nella mattinata odierna i militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale nei confronti di 17 persone. I provvedimenti, che includono custodia in carcere, arresti domiciliari, divieti di dimora e misure interdittive, sono stati disposti dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. I destinatari delle misure sono ritenuti gravemente indiziati di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, istigazione alla corruzione, turbata libertà degli incanti, riciclaggio e autoriciclaggio. L’operazione si è svolta nelle province di Caserta, Napoli, Roma, Avellino e Benevento, coinvolgendo un ampio territorio e numerosi soggetti, tra cui funzionari pubblici e imprenditori.

Nicola Ferraro

L’imprenditore legato con la criminalità organizzata
Al centro dell’inchiesta si trova Nicola Ferraro, ex consigliere regionale dell’Udeur, già condannato in passato per la sua partecipazione esterna al clan dei Casalesi, in particolare come imprenditore di riferimento del gruppo criminale Schiavone-Bidognetti. Dopo un lungo periodo di detenzione, dal 2022 e almeno fino alla fine del 2023, l’uomo avrebbe ripreso a svolgere le stesse attività illecite per cui era stato già condannato. L’indagine ha permesso di ricostruire come l’imprenditore sia riuscito a infiltrarsi nel tessuto delle pubbliche amministrazioni, dai comuni alle aziende sanitarie, orientando l’assegnazione di appalti pubblici a favore di imprenditori a lui vicini. In cambio, questi ultimi avrebbero corrisposto somme di denaro calcolate in percentuale sull’importo degli appalti aggiudicati.

Il “sistema” degli appalti truccati
Secondo gli investigatori, è emerso un vero e proprio “sistema” illecito, particolarmente attivo nei settori della raccolta dei rifiuti e delle sanificazioni. Il meccanismo si basava sulla corruttela di funzionari pubblici e sulla capacità di infiltrazione nella gestione degli appalti. In particolare, nel settore della raccolta dei rifiuti, affidato ai comuni, sono state documentate numerose condotte corruttive realizzate con la complicità di amministratori locali, finalizzate a pilotare le aggiudicazioni in favore di imprenditori compiacenti. La cosiddetta “rendita” consisteva in una percentuale sull’importo dell’appalto, che veniva retrocessa all’imprenditore dominus del sistema e ai suoi complici. Nel settore delle sanificazioni, invece, la capacità di infiltrazione era favorita dall’esistenza di un “cartello di imprese” che partecipavano alle gare pubbliche alternandosi nella vittoria, secondo una rotazione programmata. In alcuni casi, le ditte vincitrici subappaltavano i lavori ad altri imprenditori coinvolti nello stesso sistema illecito.

Le indagini hanno inoltre fatto emergere rapporti e infiltrazioni con manager di aziende attive nel settore delle pulizie, delle sanificazioni e della fornitura di servizi presso importanti strutture pubbliche. Questo ha permesso al gruppo di estendere la propria influenza e di ottenere ulteriori commesse illecite, consolidando il controllo su un settore di grande interesse per la criminalità organizzata.

Il sequestro di due milioni di euro
Tutti i proventi generati da questo vasto giro d’affari confluivano presso uno degli imprenditori del cartello. Nel corso delle indagini, alla fine del 2023, i Carabinieri hanno effettuato una perquisizione presso l’abitazione di uno degli indagati, rinvenendo e sequestrando circa 2 milioni di euro occultati all’interno della casa. Il denaro, oltre a essere accumulato, veniva anche recapitato al principale artefice del sistema illecito, grazie alla collaborazione di altri complici che si occupavano della movimentazione e della custodia delle somme.

Mario De Michele

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