Sarà piazza Alfonso De Michele a Cesa la location del primo appuntamento musicale dell’Asprinum Festival 2025. Stasera saranno aperti gli stand enogastronomici e alle 21 si terrà il concerto della band La Maschera. Altri spettacoli, sempre nella piazza principale del paese, sono in programma domani (13 settembre) e dopodomani (14 settembre), giornata conclusiva della manifestazione organizzata dalla Pro Loco (in basso il cartellone). Com’era preventivabile si sono rivelati un flop i primi eventi che si sono tenuti il 5, 6 e 7 settembre. Ma quanto è costata alle casse comunali l’edizione di quest’anno dell’Asprinum Festival? La bellezza di 35.000 euro, elargiti alla Pro Loco sotto forma di contributo. (link in basso).
Sale alle stelle la somma complessiva stanziata dall’amministrazione griffata Enzo Guida in appena tre anni per la promozione del vino, delle grotte e delle tradizioni locali: il totale ammonta addirittura a 97.150 euro. Per il festival del 2024 l’ente locale ha assegnato un contributo di 22.600 euro alla solita associazione (link in basso). Mentre per l’edizione del 2023 il comune aveva inizialmente destinato alla Pro Loco 25.000 euro (link in basso), somma poi decurtata a 18.000 euro per una sola giornata, in seguito alla sospensione degli altri due giorni di eventi, a causa della tragica morte dei compianti giovani Marco e Claudio Marrandino (link in basso). Se si tiene conto soltanto all’organizzazione delle edizioni 2023-2024-2025 dell’Asprinum Festival l’impiego di denaro pubblico arriva a 75.600 euro.

Ma non finisce qui. Il 31 gennaio 2023 la giunta capitanata da Guida ha stanziato a favore della Pro Loco altri 12.050 euro per il progetto Asprinum Museum Art (link in basso). E per il taglio del nastro del museo, avvenuto il 17 febbraio 2024, la Pro Loco ha incassato altri 5.000 euro (link in basso). Come se non bastasse, l’11 dicembre 2024 l’associazione ha ricevuto ulteriori 4.500 euro per promuovere iniziative natalizie (link in basso). Come già scritto, atti e calcolatrice alla mano, il comune di Cesa in tre anni ha erogato alla Pro Loco ben 97.150 euro per la promozione del vino asprinio. Un importo ragguardevole, per alcuni stratosferico.
L’ingente stanziamento di risorse pubbliche, che oggettivamente appare quanto meno eccessivo, non è l’unico punto nero delle scelte di Guida e company. Quando si spendono i soldi dei cittadini – non li hanno sborsati sindaco, assessori e consiglieri di tasca loro, tanto meno i membri della Pro Loco – l’aspetto più rilevante è il rapporto tra benefici e costi. E qui bisogna sgranare un lungo rosario di domande. La prima: a quanto ammonta la produzione di vino asprinio, ovvero quanti litri all’anno producono le alberate di Cesa? Quanti viticoltori locali si dedicano alla produzione di asprinio? Quali benefici economici implica tale produzione? In termini concreti si è favorito lo sviluppo economico locale? E quali flussi turistici hanno comportato il museo dell’asprinio e la valorizzazione delle grotte? Quante persone di altre città hanno visitato il museo?

Insomma, checché ne dicano gli hooligans social del sindaco, per i quali “ben vengano le iniziative sempre e comunque”, mai come in questo caso l’elemento dirimente per stabilire se l’investimento di 97.150 euro di denaro pubblico è una cosa buona o “bella”, per citare Guida, risiede nei risultati socio-economici che implica realmente sul territorio. Bisogna valutare quanto è impattante. Basta chiedere a qualsiasi viticoltori per comprendere che i vitigni di asprinio presenti a Cesa non sono in grado di assicurare una produzione di vino tale da ricavarne un minimo di profitto. In altre parole la coltivazione di asprinio è antieconomica, produce perdite, non guadagni. E coloro i quali, alias i componenti del cerchio tragico, invocano una filiera tra viticoltori lo fanno strumentalmente per giustificare l’errore strategico Guida.
Non a caso a 5 anni dal primo festival non si intravede nemmeno l’ombra di un sistematico processo produttivo di vino asprinio. E quindi la vera è domanda è un’altra: è stato giusto o è uno sperpero di soldi investire 97.150 euro in tre anni per una kermesse che in concreto si riduce a sagra paesana e a festa di piazza? La risposta è scontata. Inutile sperticarsi in difese d’ufficio social imposte e ipocrite. Un conto è raccontare balle spaziali. Un po’ troppo è negare la realtà. Offende l’intelligenza dei cittadini liberi, quelli senza debiti di riconoscenza.
Mario De Michele
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