
Prende forma in provincia di Caserta la lista Noi di Centro che sarà in campo alle regionali del 23 e 24 novembre. Dopo lo strappo con Gaetano Manfredi e Armando Cesaro, che hanno costruito la Casa Riformista, il leader dello schieramento moderato Clemente Mastella ha deciso di correre da solo. Di tutto rispetto il roster schierato in Terra di Lavoro dal sindaco di Benevento, già ministro della Giustizia. La punta di diamante è sicuramente Marcello De Rosa, consigliere provinciale e predecessore di Anacleto Colombiano alla guida dell’ente dell’ex Saint Gobain, oltre che consigliere comunale di Casapesenna, dove è stato sindaco per 10 anni rivoltando come un calzino la città. Nel team di Noi di Centro troviamo inoltre Roberto Cusano, vicesindaco di Ruviano, Giuseppe Pagano, assessore di Macerata Campania, Giovanni Ferrara, ex primo cittadino di San Felice a Cancello, Massimiliano Marasco, medico in servizio presso l’ospedale di Marcianise. Tra le donne spiccano i nomi di due professoresse: Raffaella Di Puorto di San Cipriano d’Aversa, e Stefania Zampella di Caiazzo. Ancora in stand by Caterina Sagliano, già candidata con Mastella alle regionali del 2020. L’obiettivo di Noi di Centro è incassare almeno 2-3 seggi, di cui quasi sicuramente due scatteranno nel Casertano e nel Sannio.

Vediamo cosa prevede la nuova legge elettorale, la n. 17 approvata il 5 novembre 2024, che apporta modifiche significative a quella del 2009. Il consiglio regionale, che resta in carica per 5 anni, è composto da 50 consiglieri più uno, cioè il presidente eletto. Il sistema resta proporzionale con premio di maggioranza, ma le modifiche introdotte cambiano in modo significativo le regole per l’assegnazione dei seggi e la composizione dell’assemblea.
IL VOTO DISGIUNTO
Confermata anche questa modalità di votazione. L’elettore riceve una sola scheda e può esprimere due voti: uno per la lista provinciale e uno per il candidato presidente. Quindi si può votare per un candidato governatore e allo stesso tempo per una lista non collegata alla sua coalizione. In pratica l’elettore può votare per un candidato presidente di uno schieramento e per un candidato consigliere di una lista avversaria.
LA SOGLIA DI SBARRAMENTO
La novità più rilevante riguarda la soglia di sbarramento, fissata al 2,5% dei voti validi regionali. Questa regola vale per tutte le liste, anche quelle che fanno parte di una coalizione. Chi non supera il 2,5% resta escluso dalla ripartizione dei seggi, anche se sostiene il presidente vincente. Alle elezioni del 2020 i voti validi furono circa 2,7 milioni: significa che una lista deve raccogliere almeno 70 mila voti per entrare in consiglio. Ma se l’affluenza sarà in calo, com’è avvenuto nelle Marche, in Calabria e in Toscana, serviranno meno voti di lista per incassare i seggi. La soglia di sbarramento serve a evitare la proliferazione delle liste, fenomeno che con le regole del 2009 si verificava soprattutto all’interno delle coalizioni, spesso formate da sigle minori create per intercettare anche pochi voti per eleggere un consigliere.
IL PREMIO DI MAGGIORANZA
Il consiglio regionale della Campania è composto da 50 consiglieri eletti più il presidente eletto, per un totale di 51 componenti. Il riparto dei seggi avviene sui 50 posti riservati ai consiglieri. Il meccanismo del premio resta, ma cambia nella sostanza. Prima della riforma, la coalizione del presidente eletto otteneva almeno il 60% e non più del 65% dei seggi in consiglio. In sostanza chi vinceva con il 51% dei voti aveva diritto al 60% dei seggi, cioè 30 consiglieri su 50, ma anche con l’80% dei consensi, non poteva superare il 65%, pari a 32 consiglieri su 50. La nuova legge ha abolito il tetto massimo del 65%, lasciando in vigore solo la garanzia minima del 60%. Oggi, se una coalizione ottenesse l’80% dei voti, riceverebbe anche l’80% dei seggi, cioè 40 consiglieri su 50.
CONSIGLIERI E ASSESSORI
Un’altra novità importante riguarda la posizione dei consiglieri nominati assessori. Prima erano obbligati a dimettersi, perdendo definitivamente il seggio. Ora, invece, la nomina comporta solo la sospensione: il consigliere diventa assessore e viene temporaneamente sostituito dal primo dei non eletti. Se lascia la Giunta, può rientrare automaticamente in Consiglio riottenendo il suo posto.
Mario De Michele












