Ci quelli a loro agio nel gregge con il campanaccio al collo. Quelli che pagherebbero per essere servi. Quelli depensanti, sempre pronti a fare “sì” con la testa, tanto fin che la barca va…. E quelli come Gina Migliaccio che non ha mai rinunciato alla sua autonomia di pensiero, anteponendo la dignità personale e politica alle poltrone. La consigliera comunale ragiona e parla, non bela e non scodinzola. E proprio per questi suoi pregi, rappresentati come difetti dalla menzognera narrazione social delle “sole cose belle”, ha pagato a caro prezzo. Con un colpo di mano, in perfetto stile Enzo Guida, nei mesi scorsi il sindaco le ha revocato le deleghe di assessore e l’ha cacciata dalla giunta. Poco male per la Migliaccio, che in verità già da molto tempo aveva manifestato la sua volontà di dimettersi perché non condivideva il “modus operandi” della fascia tricolore e alcune scelte politico-amministrative. Ma, come avviene sistematicamente da un decennio nei confronti di chi ha la spina dorsale di prendere le distanze da Guida, un minuto dopo la revoca è partita la sassaiola dell’ingiuria contro l’ex assessore. Un meccanismo diabolico orami consolidato che, capovolgendo la realtà, come se Cesa vivesse in un mondo all’incontrario, ha cercato di trasformare la vittima in carnefice. In pratica si è tentato in ogni modo di veicolare il solito messaggio falso: Guida è quello buono, Migliaccio quella cattiva. Quindi sarebbe stata allontanata dall’esecutivo per colpa sua. Il mondo capovolto, appunto.

Enzo Guida

Ma stavolta Guida e lo stuolo di cortigiani belanti hanno trovato pane per i loro denti. E l’offensiva denigratoria contro Migliaccio, orchestrata con i notori metodi, è miseramente fallita. Nell’ultimo consiglio comunale l’ex assessore ha sbugiardato in diretta streaming il sindaco e lo ha messo di fronte alle sue responsabilità. Al punto che Guida, chiaramente alle corde e traballante, ha cercato di mescolare le carte per creare confusione nella speranza di uscire dall’angolo. Niente da fare. Carte alla mano e testimoni oculari a suo sostegno, Migliaccio ha ripercorso le tappe della sua revoca e della sua decisione di abbandonare la maggioranza. Una ricostruzione veritiera e inoppugnabile, che ha deciso di ribadire tramite un comunicato stampa perché, come lei stessa precisa “sono stati in molti a contattarmi per chiedermi maggiori spiegazioni in proposito”.

“Chi mi conosce – esordisce Migliaccio – comprenderà sicuramente che per me la scelta di lasciare il gruppo “Nuova Primavera Cesana” non è stata né facile né dettata da una semplice controversia o da un impeto emotivo; la verità è che dopo l’ennesimo contrasto e l’ennesima divergenza con il sindaco pro tempore non me la sono più sentita di continuare a sopportare atteggiamenti e comportamenti irrispettosi e scorretti. In varie occasioni, ho avuto modo di verificare che la condivisione e la collegialità tanto sbandierate erano pretese da tutti, ma non praticate da chi le pretendeva; che molte iniziative scaturivano più per soddisfare una smania di protagonismo e di “like” sui social che per concrete motivazioni o reali convinzioni; che spesso venivano diffuse artatamente versioni che non rispecchiavano la verità dei fatti, ma che servivano solo a mettere in difficoltà alcuni e a creare tensioni all’interno della maggioranza; che mentre la visibilità di alcuni era “pompata”, nel senso che c’era una loro sistematica sovraesposizione, la visibilità di altri doveva essere limitata accampando motivazioni che nemmeno all’asilo… La verità è che, probabilmente, si temeva che Tizia o Caio avessero visibilità e questo poteva produrre malumori: una prassi da “Fattoria degli animali” di Orwell dove tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.

La disamina di Migliaccio è suffragata da atti e fatti oltre che, come già detto, da prove testimoniali. A nulla è servita la raffica di balle spaziali messe in giro da Guida e dai suoi accoliti, se non a coprire di ridicolo un apparato di potere che mostra tutti i sui limiti. La consigliera chiama in causa anche il suo partito, il Pd di Cesa, anch’esso forgiato negli ultimi anni a “immagine e somiglianza” del sindaco, come dimostra l’occupazione militare h24 del circolo da parte di Luigi Alma, suocero di Guida. “Sconcertante e sconfortante – afferma Migliaccio – è anche l’ultimo episodio che mi ha riguardato personalmente. Non penso, infatti, sia normale che solo per aver espresso delle perplessità e delle obiezioni su alcune scelte politiche e amministrative, che peraltro svalutavano anche il mio ruolo di assessore al Bilancio, mi siano state, prima, ritirate una parte delle deleghe, tra cui proprio quella al Bilancio e, poco dopo, addirittura mi sia stato notificato che non facevo più parte della Giunta. Cose queste che diventano ancora più anomale se si tiene conto del fatto che sarebbero avvenute all’insaputa del coordinamento del locale circolo del Pd, il partito di cui sono tesserata e le cui indicazioni, sia politiche che amministrative, ho sempre rispettato e seguito. Se fosse davvero così, è legittimo chiedersi perché il Pd cesano accetti questo ruolo di passiva subalternità a decisioni, atteggiamenti e comportamenti che lo sviliscono e che provocano fratture al suo interno e confusione tra elettori e simpatizzanti”.

Enzo Guida e Gina Migliaccio

Solo chi vive sulla luna potrebbe dissentire da Migliaccio. La consigliera ha semplicemente fotografato la realtà vera, non quella virtuale, rappresentata sui social. L’altra sfortuna di Guida è che Migliaccio è un osso duro, non è ricattabile e soprattutto non può essere manovrata. Da qui il suo rinnovato impegno per il vero bene della collettività. “Nonostante tutto, dato che un sindaco pro tempore può solo decidere di nominarti o meno assessore ma è il popolo, titolare unico e vero della sovranità, che ti elegge a rappresentarlo nel Consiglio Comunale, io continuerò a mantenere fede all’impegno preso con coloro che cinque anni fa mi hanno onorata del loro voto, continuerò a lavorare per la mia comunità e, soprattutto, a dire la mia ogni volta che riterrò di doverlo fare, senza timore e senza mai scegliere la comoda strada del silenzio dettato da calcoli opportunistici, da ambizioni o, peggio, da servile compiacenza”.

Ecco, ci sono i servili, i compiacenti, i lacchè, i depensanti. Ma per fortuna della collettività nell’amministrazione comunale c’è anche gente come Gina Migliaccio. Che non ha ceduto alle lusinghe del potere e delle poltrone per non perdere la faccia.

Mario De Michele

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