di Mario De Michele

Trasformare il comune di Aversa nella rinomata azienda Poltrone e Sofà sarebbe la dimostrazione plastica di una maggioranza protesa esclusivamente alla tutela degli interessi di bottega a discapito del bene della città. Peggio ancora se il voto alle regionali si intrecciasse a doppio filo con l’attività amministrativa e con l’assetto di governo. Il rodaggio di Franco Matacena e company è durato abbastanza. Anche troppo. Dopo circa un anno e mezzo di mandato il sindaco e la sua coalizione devono dare risposte concrete ai problemi e mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Aggrovigliarsi nuovamente in dinamiche di potere legate alla spartizione di posti al sole darebbe la netta sensazione di un ente locale ridotto a un poltronificio. Per la fascia tricolore sarebbe una iattura. Principalmente per colpa del suo vice Alfonso Oliva la fase iniziale dell’amministrazione è stata, volendo essere buoni, incespicante. Il leader di Aversa, Italia ha fatto disastri sia sul piano politico che gestionale. Un flop totale che ha sorpreso in negativo finanche i suoi più agguerriti detrattori.

Alfonso Oliva

Da uno che aveva già ricoperto la carica di assessore e di consigliere di opposizione, quello che accusa Alfonso Golia e la sua truppa di essere “dilettanti allo sbaraglio”, tutti si aspettavano molto di più. Sul campo invece Oliva ha mostrato enormi limiti riempiendo in meno di 18 mesi l’album delle figuracce. Poco dopo le comunali ha perso la consigliera Adele Ferrara, in rotta di collisione perché indisponibile a digerire l’atteggiamento padronale di Oliva. Sul terreno amministrativo il vicesindaco ha poi inanellato un lungo rosario di errori pacchiani e di fallimenti mastodontici, dall’affitto del Cimarosa, con la determina annullata in autotutela, all’ingerente missiva agli avvocati per i debiti fuori bilancio, al memorabile fiasco del Natale ad Aversa fino alle intimidazioni al segretario generale Emanuela De Chiara, questione al vaglio delle autorità competenti, e allo stop della mensa scolastica. Insomma, se Oliva avesse ricevuto la delega alla Distruzione del Bene Pubblico sarebbe stato premiato come l’assessore più efficiente del mondo.

Olga Diana

A fronte di un avvio della consiliatura poco performante, sempre per essere buoni, appare nitido come il sole d’agosto che l’ultima cosa che serve al team di governo per cambiare passo è l’ennesima diatriba interna sulle seggiole dell’esecutivo. Eppure i consiglieri di Immagina Aversa Raffaele Oliva e Massimo Palazzo sono gli unici sul pianeta Terra a non averlo compreso. In particolare Oliva dà la netta sensazione di essere un non vendente della politica, oltre che della realtà. Un secondo dopo lo scrutinio delle regionali si sta accanendo contro Olga Diana. Non si capisce a che titolo e per quali ragioni abbia chiesto la testa dell’assessore. Oliva basa la sua posizione e quella del suo gruppo su un parallelismo totalmente campato in aria. Il ragionamento, o meglio lo sragionamento, del consigliere suona così: poiché Orlando De Cristofaro, candidato alle regionali con Forza Italia e uno dei due promotori della lista Immagina, si è dimesso dall’esecutivo per fare spazio a Francesco Di Palma, l’altro ideatore del movimento politico-consiliare, dovrebbe gettare la spugna anche Diana, in corsa per uno scranno nel parlamentino campano nelle fila di Avanti-Psi. Una deduzione infondata sul piano della logica e inconciliabile in ambito politico. Non si comprende dove affondino le radici della richiesta di Oliva, di cui si può dire tutto tranne che tacciarlo di stupidità.

De Cristofaro, che ha avuto la bravura e la capacità di incassare ben 1.700 preferenze nella città normanna, numeri da record, con le sue dimissioni ha tenuto fede a un impegno assunto con Di Palma e con il gruppo Immagina. Per carità, di questi tempi trovare una persona che molla la poltrona è una notizia clamorosa. Quindi all’ex assessore va riconosciuto il merito di essere stato corretto e coerente, merci rare sulle bancarelle del mercatino della politica 5.0. Nel contempo va rimarcato che la posizione di Diana è completamente diversa. In primis, si tratta di una consigliera, prima eletta tra le donne, che per entrare nell’esecutivo si è dimessa dall’assise. Un prematuro siluramento sarebbe uno sfregio democratico. In secundis il suo eventuale addio farebbe largo a componenti di altri gruppi. Si dirà: “Olga Diana non è sostenuta da nessun membro del civico consesso”. Vero. Se però si adotta questo metro di valutazione il primo a togliere il disturbo dovrebbe essere Oliva, non solo per le ragioni appena esposte e tutte riscontrabili ma anche perché può contare soltanto sull’appoggio di Massimo Virgilio, noto fautore della pratica del padel a ridosso del cimitero.

Federica Turco

Poi c’è il capitolo Federica Turco. La capogruppo di Noi Aversani starebbe scaldando i motori per tagliare il traguardo della giunta. Anche in questo caso i conti non tornerebbero. I sagliocchiani esprimono due consiglieri, la stessa Turco e Federica Nicolò, a supporto dell’assessore Francesco Sagliocco. Se valesse il non-ragionamento di Raffaele Oliva sarebbe improponibile assegnare due posti nella squadra di governo a Noi Aversani. In realtà, è vero che in politica contano i numeri, ma è altrettanto irrefragabile che una buona politica mette al primo posto l’interesse generale rispetto a quelli di parte o di potere. Altrimenti l’amministrazione si trasforma in un poltronificio scadente. Altro che artigiani di qualità.

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