AVELLINO – Dalla Cassazione arriva l’ordine, alla Procura di Avellino – titolare dell’inchiesta sull’ospedale ‘Moscati’ – di aprire un nuovo fascicolo nel quale far confluire gli atti di indagine, raccolti fuori termine, sulla presunta truffa di medici e dirigenti ai danni della Regione Campania
per ottenere maggiori rimborsi spacciando interventi di chirurgia estetica per cure tumorali. Con questo accorgimento, scrive la Suprema Corte, si salva – e non si azzera – l’inchiesta a carico di Vincenzo Castaldo (direttore sanitario), Maria Giannitti (direttrice di presidio), Francesco Caracciolo (primario) e Carlo Iannace (medico dirigente di senologia.) L’indicazione procedurale è fornita dalla Cassazione nelle motivazioni della sentenza 18368 depositata oggi e relativa all’udienza del 27 marzo durante la quale sono state accolte, in parte, le tesi degli avvocati difensori sulla scadenza dei termini che avrebbe avuto l’effetto, sostenevano i legali, di seppellire l’inchiesta ‘Wellfare’ della procura irpina. Ma la Suprema Corte – per mano del consigliere relatore Maurizio Fumo, presidente Paolo Oldi – sottolinea che “l’assunto in base al quale, una volta scaduti inutilmente i termini per la conclusione delle indagini preliminari, non possono essere raccolti elementi rilevanti a carico dei medesimi indagati, anche per fatti diversi, in sé e per sé, prova troppo”.
“Ragionare diversamente – spiega il verdetto – equivale a impedire l’esercizio (obbligatorio) dell’ azione penale”. Tuttavia la Procura di Avellino deve sanare il suo operato ‘fuori termine’ aprendo un nuovo fascicolo nel quale “potranno fare ingresso, quali documenti, i verbali relativi alle attività di indagine (tardivamente) svolte nel precedente procedimento”. “Tali documenti scritti – avverte la Cassazione – non avranno, ovviamente, valenza di atti di indagine (valenza che non hanno mai avuto per essere stati espletati fuori termine) ma potranno certamente costituire fonte di ‘notitia criminis’ che un pm mediamente diligente saprà come utilizzare, ad esempio provvedendo a sentire i dichiaranti una seconda volta nel nuovo procedimento”. “A ben vedere – prosegue l’alta Corte – non appare neanche necessario un provvedimento di riunione tra vecchio e nuovo fascicolo, essendo sufficiente un provvedimento con il quale si disponga la estrazione di copia degli atti del precedente procedimento e l’inserimento di dette copie nel ‘nuovo ‘fascicolo”. Per quanto riguarda la sostanza delle accuse, i supremi giudici le ritengono “pienamente collocabili nella sfera del penalmente rilevante”. Sarebbero state falsificate cartelle cliniche e saltate liste di attesa, e ci sarebbe stato un “utilizzo non consentito” di attrezzature, macchinari e locali dell’ospedale Moscati. Ora il Tribunale del riesame di Napoli deve ‘correggere’ l’ordinanza emessa il 20 giugno 2011 che confermava, per i quattro indagati, il divieto di dimora ad Avellino. Provvedimento poi revocato dal gip ma contro il quale in tre hanno lo stesso protestato in Cassazione cercando, inutilmente, di archiviare ‘Wellfare’.