“L’arrivo di Hollande e di Monti, i cambiamenti in atto in Europa, sono un’opportunità per avere e condividere un approccio comune per affrontare la crisi e i problemi dell’Eurozona”. E’ tutta in questa frase del presidente Barack Obama la ‘sconfitta’ dell’iper-rigorista Angela Merkel al G8 di Camp David.

E la grande vittoria del presidente francese Francois Hollande, che al suo debutto sulla scena internazionale vede esaudite tutte le sue richieste. E non contento rilancia, assicurando che al summit Ue del 23 maggio chiederà l’introduzione degli eurobond, fumo negli occhi per la cancelliera. Ma il vertice di Camp David rappresenta una vittoria anche del premier italiano Mario Monti, che da tempo chiede a Bruxelles una sterzata responsabile verso la crescita. Il summit dei Grandi della Terra, la cui dichiarazione finale inizia con la frase “il nostro imperativo è promuovere la crescita e l’occupazione”, ha messo chiaramente in evidenza i nuovi equilibri europei, scaturiti dalle elezioni francesi. E sancito la nascita di una nuova alleanza: quella tra Hollande e Monti, ‘l’uomo normalé accanto a ‘Supermario’, pronti con la loro linea comune a spingere l’Europa – grazie anche allo “stimolo” di Obama – ad uscire dal rigore tout court per farla ripartire sui binari della crescita. Senza creare però un nuovo asse esclusivo, come accadde per il duo ‘Merkozy’, visto che come ha annunciato Monti è stato già fissato un incontro trilaterale con la cancelliera e il presidente francese per “concertare” le posizioni in vista del Consiglio europeo di giugno. Preceduto però da un incontro a due Monti-Hollande. La sintonia è evidente. E Monti non la nasconde: “Sono molto lieto – ha detto – della lunghezza d’onda che si è stabilita con Francois Hollande”. A partire proprio dalla volontà di battere il ferro finché è caldo, sfruttando il momento favorevole e tornando a parlare di Eurobond – argomento finora rimasto tabù per il veto della Merkel – alla prima occasione utile: il summit del 23 maggio, appunto. “Il vertice – aveva anticipato forse non a caso Monti nel pomeriggio – dovrebbe identificare piste concrete, come il rafforzamento del capitale della Bei, i project bond e l’evoluzione verso gli eurobond”. Parole che suonano come musica per Hollande, che in tarda serata annuncia che proporrà ufficialmente il dossier a Bruxelles. E che piacciono anche a Cameron, che proprio ieri ha rilanciato la proposta. La vittoria insomma, almeno sui principi, c’é tutta. Con un G8 che si chiude con una forte unità sulla crescita. E un alleato forte come Obama su questa linea. Che non potrà non condizionare il vertice informale del 23 maggio a Bruxelles, tutto dedicato alla crescita. Il primo del post Merkozy. E poi, soprattutto, quello di giugno dove, “auspicabilmente”, ha detto Monti, verrà finalmente adottato il ‘pacchetto crescita’. Ma la strada sarà ancora lunga. I provvedimenti che verranno presi dal Consiglio europeo non potranno avere “effetti immediati, reali”, ha precisato il professore, ma potrà rendere “più sopportabili e condivise” per l’opinione pubblica, la “continuazione degli sforzi” richiesti. E soprattutto, sarà un inizio. Come ha rivendicato il presidente francese, diventato subito l’uomo forte dell’Europa al summit americano, che ha ricordato come la crescita sia stata “il cuore del dibattito”, anche grazie alla Francia. Lei, Frau Merkel, alla fine ha dovuto cedere. Ma senza mollare. “Senza solidità finanziaria non possiamo avere crescita”, è tornata a puntualizzare, assicurando però poi che Francia e Germania “non sono su sponde diverse”. E incassando anche da Obama l’assicurazione che misure per la crescita e la lotta contro i deficit devono andare di pari passo. “E’ importante dare un segnale comune che vogliamo tutti un miglioramento dell’economia nel mondo”, ha concluso la cancelliera, incassando con classe una sconfitta impensabile fino a qualche mese fa.

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