Giunge alla V Edizione il Festival dell’Impegno Civile, manifestazione promossa dal Comitato Don Peppe Diana e da Libera Caserta, l’unica kermesse ad essere interamente realizzata sui beni confiscati alla criminalità organizzata. Nelle ville, negli appartamenti, sui terreni una volta appartenuti ai boss
ci saranno spettacoli teatrali, concerti, presentazioni di libri, incontri. Tra giugno e luglio due mesi fitti di appuntamenti che seguono la linea rossa del “bene liberato”, il tema scelto per l’edizione di quest’anno. “I beni confiscati sono simboli concreti di riscatto sociale e civile dalla violenza mafiosa – afferma Valerio Taglione referente del comitato Don Peppe Diana e di Libera Caserta – ma anche opportunità reale di uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Riappropriarsi dei beni confiscati, farne un patrimonio comune, renderli luoghi aperti e accessibili a tutti, contribuisce in modo determinante a liberare il Bene, in senso etico e morale, a costruire una società che non è costretta alla paura e al silenzio”. Un Festival itinerante che si sposterà tra le province di Napoli, Caserta fino a Quindici nell’avellinese. Il viaggio della kermesse inizia il 4 giugno con l’iniziativa “per chi ha fame di diritti, i sapori dell’impegno”, presentazione del festival alla stampa, che si terrà sul bene confiscato di via Ruffini, a San Cipriano d’Aversa, strettamente legato alla Nuova Cucina Organizzata che farà assaggiare le sue prelibatezze ma continua ad essere a rischio chiusura.
“Il Festival sostiene la metodologia dei budget di salute che ha determinato tanti straordinari risultati in termini di garanzia dei diritti dei soggetti più deboli – dice Taglione – divenendo anche la linea rossa delle migliori esperienze nate sui beni confiscati, nonché di importanti realtà come la NCO. Siamo al fianco di cooperative, familiari, persone sostenute da Progetti Terapeutici Individualizzati nella lotta per la difesa di questa metodologia che continua ad essere messa in discussione. Le istituzioni dovrebbero lavorare per la piena legittimazione e per il sostegno a realtà come queste. Invece troppo spesso avviene l’esatto contrario. Quella che doveva essere una conferenza stampa di presentazione – afferma il referente del Comitato Don Peppe Diana -diviene allora già una prima tappa del Festival, nel corso della quale, sul bene confiscato che l’anno scorso ha ospitato Marco Cavallo, il grande quadrupede azzurro diventato il simbolo libertario della rivoluzione basagliana, sarà presentato il programma completo dell’iniziativa, ma, soprattutto, si racconteranno le storie, si raccoglieranno le testimonianze dei tanti che, in modo diverso, stanno contribuendo a costruire Le terre di Don Peppe Diana” proprio a partire dal riutilizzo dei beni confiscati”.
Previsti saluti e interventi di tanti, rappresentanti delle istituzioni, dell’associazionismo, del mondo della cultura e dell’università, che negli anni sono divenuti “amici del Festival”, saranno presenti anche i componenti del prestigioso comitato scientifico: Camilla Bernabei (CGIL), Lorenzo Chieffi (Preside Giurisprudenza SUN), Don Paolo dell’Aversana (Parroco Santuario Madonna di Briano), Lucariello (cantante), Adele Mascolo (dirigente pubblico), Marco Musella (Preside Scienze Politiche Federico II), Massimiliano Noviello (familiare vittima innocente di camorra), Mary Osey (mediatrice culturale).
Nel corso della serata, poi, saranno lanciate anche le campagne che il Festival sosterrà, tra cui la raccolta firme per chiedere il conferimento della medaglia d’oro al valor civile alla memoria per Joseph Ayimbora, il giovane ghanese sopravvissuto alla strage di Castel Volturno del settembre del 2008, divenuto uno dei principale testimoni d’accusa contro il gruppo del camorrista Setola, prematuramente scomparso lo scorso febbraio.