”Puo’ un Paese consentirsi di tenere per anni decina di migliaia di persone in galera senza che queste abbiano avuto un solo giudizio di condanna?”. E’ l’interrogativo che pone Alfonso Papa, il deputato del PdL indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla P4 e detenuto nel carcere di Poggioreale, in una lettera pubblicata oggi dal quotidiano ‘Il Mattino’ nella quale il parlamentare fa un’analisi, citando anche dati relativi a detenuti e processi, sulle condizioni di vita nei penitenziari.
”Un collega parlamentare imbecille (anche nella ‘casta’ gli imbecilli dilagano) ha definito il luogo della mia detenzione un albergo a 5 stelle – scrive Papa – questo signore non ha solo offeso i miei compagni di cella, i detenuti e gli operatori tutti. Ha dimostrato di non sapere che in questi luoghi vi e’ una umanita’ sovraffollata che sposta tavoli e letti a castello anche a tre per fare attivita’ fisica in spazi angusti e dove lo sforzo piu’ grande ed encomiabile lo fanno proprio direzione ed agenti penitenziari”. Dopo aver sottolineato di aver aderito il 14 agosto scorso come parlamentare ”alla giornata di sciopero della fame e della sete indetto per sensibilizzare Parlamento, istituzioni e pubblica opinione sul problema del sovraffollamento delle carceri”, papa rileva: ”Lo avrei fatto comunque. Ma il destino ha voluto che lo abbia fatto come primo parlamentare consegnato da presunto innocente, in stato di custodia cautelare, per fatti non di sangue, alle patrie galere”. Il deputato del PdL evidenzia ”l’incomparabile esperienza umana” che sta vivendo ”nel Padiglione Firenze del carcere di Poggioreale”. ”Mi stimola – dice – una riflessione che nasce dalla unica esperienza di solidale condivisione cristiana della reciproca sofferenza che trasuda dalle mura sorde di queto luogo dove le sbarre sembrano ricordare a tutti che oltre quel muro vi e’ comunque un cielo azzurro nel quale specchiarsi”. Parlando della custodia cautelare, Papa afferma: ”Le ventidue ore al giorno chiusi in cella sono solo una forma di tortura, neppure velata per l’innocente. Esse sono poi un’espiazione anticipata per il colpevole. Ma la domanda e’ allora se sia giusto per uno Stato carente nell’eseguire le sentenze di condanna per i colpevoli passati in giudicato pretendere, con i tempi che attualmente ha il processo penale, che il presunto innocente debba invece espiare preventivamente in carcere”. Conclude Papa: ”In questa situazione e’ allora auspicabile un intervento del Parlamento e della politica, fortunatamente fatta non solo da quegli imbecilli che ci definiscono un albergo a cinque stelle ed ai quali cristianamente auguriamo di non soggiornare mai in alberghi come questo, consapevoli come siamo che, nelle perigliose e imprevedibili onde della vita, un tale approdo potrebbe capitare prima o poi anche a loro”.