Il governo non “ha più la forza per fare le riforme” e quindi, se non ci sono le condizioni per cambiare la legge elettorale, bisogna anticipare ad ottobre le elezioni. Il responsabile economico del Pd Stefano Fassina suona il gong all’esecutivo, dando fiato a umori e tentazioni bipartisan che circolano in Parlamento e che allarmano e irritano, a quanto si apprende da fonti parlamentari, il Quirinale e il premier Mario Monti.

Un’uscita che al tempo stesso provoca il caos dentro il Pd nonostante l’immediata smentita di Pier Luigi Bersani per il quale l’orizzonte temporale del Pd resta il voto nel 2013. Non è una novità il malpancismo del responsabile economico del Pd verso le scelte economiche del governo dei tecnici, accusato di troppo rigore. Oggi, però, Fassina si spinge oltre, facendo sue, pur in modo più sfumato, le tesi finora sostenute da Nichi Vendola e da Antonio Di Pietro. Vista la debolezza del governo a causa della ‘strana’ maggioranza che lo appoggia, sostiene Fassina, “dovremmo verificare rapidamente se esista la possibilità di riformare la legge elettorale e, se questa non c’é, dovremmo considerare la possibilità di anticipare la legge finanziaria per il 2013 e votare in autunno”. Lo stop di Bersani al suo responsabile economia è immediato ma non basta a frenare la polemica politica e ancor più i sospetti incrociati dentro il Pd. Perché, seppure nessuno tra i democratici si era spinto finora a ipotizzare l’indicibile, cioé la fine anticipata di Mario Monti, dentro il Pd non sono pochi a pensare che il governo abbia perso la sua spinta propulsiva, anche a causa delle difficoltà dell’Unione Europea a scelte più incisive per la crescita. E che dunque, anche alla luce di uno scenario politico disastrato, con il Pdl ai minimi storici e la Lega in frantumi, sarebbe meglio andare al voto e andare all’incasso di una probabile vittoria. Tentazioni che, però, ancora oggi il leader Pd ha bloccato, ribadendo a chi gli chiedeva lumi sull’uscita di Fassina che il voto ad ottobre è fuori da ogni ipotesi. Ufficialmente, in pochi dentro il Pd, come il dalemiano Matteo Orfini, condividono come tesi “di buon senso” la richiesta del responsabile economico. In molti, però, fuori dal Pd, lo applaudono e tra questi anche i ‘malpancisti’ del Pdl come l’ex sottosegretario Guido Crosetto. A difendere Monti restano Pier Ferdinando Casini e l’ala ‘montiana’ del Pd, che sospetta, nell’uscita di Fassina, il tentativo di stringere l’asse con Sel in vista delle elezioni. E la volontà, insinua il lettiano Francesco Boccia, di andare a votare con il Porcellum ‘blindando’ alleanze e candidature. Se infatti Vendola e tutta la sinistra chiedono le urne anticipate, l’Udc prende le distanze e, via twitter, Casini se la prende con la troppa gente che, a destra e a sinistra, “sta perdendo la testa” invece di sostenere la necessità delle scelte anche impopolari fatte dal governo.

 

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