“I partiti scelgono i quattro di Agcom e Privacy senza trasparenza. Ora che la priorità sarebbe la fiducia degli elettori…”, è il commento di Roberto Saviano, su Twitter, al voto sui nuovi membri delle Autorità. “L’Agcom è uno spreco di soldi pubblici, una copertura per il controllo dei media da parte dei partiti.

Una presa per i fondelli. Va chiusa. Monti la tagli”, ha scritto Beppe Grillo sul suo blog. “Alla fine arrivano i nostri, ma vincono sempre i loro – sostiene il fondatore del M5S – L’Agcom è nata per (non rotolatevi dalle risate) assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e tutelare il pluralismo e le libertà fondamentali dei cittadini nelle comunicazioni e radiotelevisivo. Chi elegge il consiglio di cinque membri dell’Agcom? I partiti, nella fattispecie i segretari di partito che dettano la linea ai parlamentari. Nella migliore tradizione inciucista, Pdl e Pdmenoelle con la mosca cocchiera dell’Udc, decidono di spartirsi le poltrone del nuovo consiglio dell’Agcom. Fin qui nella norma della II Repubblica”. “Il Gruppo IdV al Senato non intende prestare il fianco alla buffonata del voto per i componenti delle Authority, un’autentica presa per i fondelli da parte delle forze politiche che hanno già deciso chi eleggere senza neanche consultare i curricula dei candidati. L’elezione per il rinnovo di Agcom e Garante della Privacy, fatta in questo modo, non ha nulla da invidiare ad un concorso truccato, dove i posti si assegnano ai protetti e ai raccomandati dei partiti”. Lo ha detto il capogruppo di Idv a Palazzo Madama, Felice Belisario. “Per questo abbiamo abbandonato l’Aula – ha prosegito Belisario – non partecipiamo alla spartizione delle poltrone e non riconosciamo all’operato del Parlamento trasparenza né autonomia”. I parlamentari Radicali non hanno partecipato al voto sulle authority perchè è “la certificazione di accordi presi fuori dalle Camere dalle oligarchie dei partiti”. Il rifiuto di votare per le authority arriva da Rita Bernardini, Emma Bonino, Maria Antonietta Farina Coscioni, Donatella Poretti, Elisabetta Zamparutti, Marco Beltrandi, Matteo Mecacci, Marco Perduca e Maurizio Turco. La non partecipazione al voto è, affermano, “l’unica risposta adeguata ad un procedimento di selezione antimeritocratico e oligarchico”. “Non parteciperò alla votazione per i due componenti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni poiché il metodo seguito per l’individuazione dei candidati ritengo non sia in linea con la richiesta di qualità e trasparenza che l’importante organismo pretende”, ha dichiarato il vice coordinatore di Fli, Fabio Granata, che ha aggiunto: “Il mio non è un giudizio sui nomi individuati, tutti degni di rispetto, ma su un metodo che sa di vecchio e di spartizione”. “C’é stata complicità da parte del Pd con i vecchi sistemi di potere nelle scelte fatte sul lavoro e in particolare sui commissari Agcom”. Lo ha detto Nichi Vendola intervenendo ad una conferenza stampa organizzata dall’Idv sulle nomine delle Autority. “Tutto quello che è successo – ha proseguito il governatore della Puglia – non è stato un incidente di percorso per il Pd, ma una rottura rispetto a tutti i codici democratici. Non è accettabile l’anomalia italiana nel mondo che ipoteca il pluralismo del sistema informativo” Riferendosi alla riforma del lavoro il leader di Sel ha parlato di “4 pugni assestati dal governo Monti alla nostra civiltà del lavoro”. Ancora riferendosi alle scelte dei democratici, Vendola ha parlato di “ferite aperte che aprono scenari problematici sul futuro”. A questo punto Di Pietro ha interrotto l’oratore per dire la sua riferendosi a Bersani:”E’ evidente che ci sarebbero dei problemi anche nella nostra coalizione. Io parlo a suocera perché nuora intenda”.

 

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