Buone notizie per Francois Hollande. Nessuna sorpresa è uscita dalle urne del “terzo turno” elettorale francese, il primo delle legislative a cinque settimane dalla vittoria socialista alle presidenziali. Pur senza “onda rosa”, la sinistra ha confermato in modo netto la sua supremazia sulla destra e il Partito socialista non esclude,
al ballottaggio di domenica prossima, di poter conquistare la maggioranza assoluta. Le cifre parlano di una gauche che nel suo insieme (socialisti, Verdi e Front de gauche) totalizza il 46,3% dei voti contro il 33,9 della destra (Ump e alleati) e il 14% del Fronte nazionale. Da solo, il Ps ottiene il 34,9, praticamente alla pari con l’Ump, ma per il peso delle circoscrizioni è nettamente avanti e potrebbe mettere insieme da solo i 289 seggi necessari per la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale. In ogni caso, automatico è l’appoggio dei Verdi (4,9%), che hanno la loro leader Cecile Duflot già nel governo.
Il Front de gauche, che dovrà affrontare la seconda delusione consecutiva del suo leader Jean-Luc Melenchon, battuto da Marine Le Pen nel duello all’ultimo sangue di Henin-Beaumont, rimarrà ai margini ma il suo appoggio non sarà indispensabile. Fine annunciata per i centristi del MoDem, che non arrivano al 2% e il cui leader, Francois Bayrou, quasi certamente è eliminato ed esce di fatto dalla politica dopo 25 anni.
Molto bassa l’affluenza, con una partecipazione al voto del 57,52%, e questo dato fa calare la percentuale di triangolari al secondo turno, gli scontri a tre in cui per lo più il candidato della sinistra e quello della destra devono vedersela con un terzo incomodo del Fronte nazionale. Sarà una settimana di trattative serrate. A destra si inneggia alla mancata “onda rosa” socialista e si invitano gli elettori a non rassegnarsi, come fa Alain Juppé, l’ex ministro e sindaco di Bordeaux che non si è candidato. Per il momento, sembra che l’Ump non voglia concedere “assegni in bianco” alla sinistra dove non sarà presente al ballottaggio e che condizioni il suo appoggio contro un candidato dell’estrema destra al fatto che in quella circoscrizione la sinistra non abbia appoggiato un candidato del Front de gauche.
Oltre alla battaglia di Henin-Beaumont, dove la Le Pen inneggia alla vittoria personale (48%), ma sa che quasi certamente non ce la farà domenica prossima contro l’avversario socialista appoggiato dall'”arco repubblicano” dei partiti, le altre sfide personali non hanno riservato troppe sorprese. Segolene Royal, nonostante il suo avversario dissidente socialista non si sia ritirato e confermi la sua presenza al secondo turno in una triangolare, è in situazione favorevole e ce la dovrebbe fare. Tutti gli altri ministri che rischiavano il posto – la regola vuole che se si perdono le elezioni non si possa mantenere la carica nel governo – sono in posizione piuttosto tranquilla per il secondo turno, dalla ministra della Cultura Aurelie Filippetti a quella della Salute, Marisol Touraine. Sono già eletti direttamente al primo turno in sei, compreso il premier Jean-Marc Ayrault, che ha lanciato un appello agli elettori affinché esaudiscano la richiesta di Hollande di avere “una maggioranza ampia, solida e coerente”. Se poi fosse assoluta, i socialisti affronterebbero questi cinque anni in salita con la certezza di non dover negoziare il proprio programma nemmeno con l’alleato più fedele.