Un compleanno a Teheran: festeggiato seguendo un canone privato e arcinoto, fatto di musica anche americana ed elusione delle severe leggi morali islamiche che, tutto sommato, non fanno perdere la voglia di divertirsi.

Alla festa va anche una ragazza sui 25 anni, al volante di un’utilitaria in cui le scarpe nere con tacco alto e zeppa sono un po’ nascoste dietro al sedile di guida mentre la pochette griffata si nota su quello posteriore. Col vento caldo e inquinato che entra dal finestrino, il velo a disegni piccoli scivola spesso all’indietro sui crespi ricci ramati: ”ecco, eccola”, esclama ad una piazza con grande rotatoria indicando la ”polizia morale” e tirandosi su’ nervosamente gli occhialoni neri. ”Ogni tanto mi fermano per questa”, dice indicando la minigonna. ”Mi fanno stare due o tre ore al commissariato. Io prometto di non farlo piu’ e mi rilasciano. Qualche volta pero’ mi riportano pure a casa a farmi sgridare dai miei genitori”. Dopo un’oretta abbondante di traffico in superstrada si arriva alla meta, in un luogo che potrebbe essere l’estrema periferia della capitale o una sua citta’ satellite. Nella villetta addossata ad altre in una contiguita’ simil-abusiva, il benvenuto e’ caloroso e subito seguito – per le invitate alla festa – dall’ingresso nella stanza adibita a spogliatoio dove si entra con velo, camicione e ampi jeans per uscirne in vestitini corti, dorati, colorati o pantaloni attillati come le magliette. La stanza si riempie della quarantina di ospiti e fra l’altro viene offerto una sorta di ”vino” fatto con alcol puro distillato chissa’ come e succo di ciliegia. La tv Sony ultrapiatta ha colonnine stereo potenti dalle quali rimbomba pop iraniano e anche ”Boys” di Sabrina Salerno, tutto caricato con chiavette porta-dati. Un apparente picco del divertimento arriva pero’ con ”On the floor” dell’americana Jennifer Lopez. La musica e’ attuale ma la presenza di entrambi i genitori del trentenne festeggiato e la luce che viene solo dal vano cucina creano un’atmosfera da festa casalinga italiana anni Settanta, pero’ senza lenti. Si balla come probabilmente ovunque nel mondo, con in piu’ sensuali movenze mediorientali che culminano nella femminile ”Raghs-e chaghu”, l’antica ”danza del coltello” poi utilizzato per tagliare le torte in feste di compleanno e nuziali. Prima pero’ c’e’ il buffet. L’ ”insalata russa” ha un altro nome (”Olivie salad”) e c’e’ chi sottolinea che ”Putin non ci piace” (nonostante sia il principale alleato della Teheran sotto pressione americana per il suo controverso programma nucleare). In piedi attorno al tavolo i giovani sono per lo piu’ dipendenti di una multinazionale occidentale e di una dell’estremo oriente. ”Speriamo non chiudano, almeno non quest’anno”, dice uno stipediato dall’ovest alla domanda su quali potrebbero essere gli effetti delle sanzioni americane anti-nucleare. Arrivando, il finestrino della ragazza dai capelli crespi era rimasto abbassato per un problema elettrico: e, in linea con un paese indirizzato all’autarchia proprio dalle sanzioni in un mondo globalizzato, non si pensa neanche di portare l’auto domani dal meccanico ma un invitato che fa l’autista di professione ripara i fili facendosi luce col flash fisso dei videofonino. Si scartano i regali fra ilari commenti. Poi foto di gruppo, ma la ragazza e’ imbronciata: si e’ fatta l’una. ”Qua tutto chiude a mezzanotte, quando torno a casa mi sgridano”, e’ la spiegazione. Anche le due amiche salite a bordo per il rientro sono in ansia ma una, col profilo da attrice, risponde comunque alla domanda: ”ti piace portare il velo?” ”No, che non mi piace. All’80% di noi non piace e vorremmo vestirci come ci pare, soprattutto col caldo. Sono musulmana, ma il velo non e’ prescritto da nessuna parte”, sostiene. ”E poi – aggiunge tornando sulla questione della polizia morale – ti multano anche se ti smalti le unghie. Un milione di rial”, precisa alludendo ad un quarto dello stipendio minimo di un lavoratore iraniano. La discussione pero’ si perde, senza approfondire o evocare alternative.

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