Gli spread italiani e spagnoli si impongono con prepotenza nell’agenda del vertice Ue. “Ai tassi attuali la Spagna e l’Italia non potranno continuare ancora per molto a finanziarsi sui mercati”, è il vero e proprio sos lanciato oggi dal premier spagnolo Mariano Rajoy a poche ore da un Consiglio europeo “cruciale” per il futuro dell’euro ma dagli esiti incertissimi. E anche il premier Mario Monti ha accentuato il pressing sulla sua proposta di uno scudo anti-spread per i paesi virtuosi: un meccanismo in grado di contenere oltre una certa soglia il differenziale con i Bund tedeschi di riferimento, in modo automatico e senza sottostare alle condizionalità imposte dalla Ue ai Paesi che chiedono aiuti finanziari.

Ai tassi attuali, a Italia e Spagna costa più del doppio finanziare il proprio debito rispetto alla Germania. A Bruxelles, per ritirare un premio dell’associazione dei contribuenti europei, Monti è arrivato a condizionare il sì italiano alla Tobin tax a passi in avanti concreti per fare scendere la febbre degli spread. L’Italia “aderirebbe solo se anche per altri aspetti, come la politica finanziaria di gestione del mercato dei titoli sovrani, ci fosse una cooperazione rafforzata e quindi ci si muovesse ad un livello di cooperazione maggiore”, ha avvertito Monti, inviando un chiaro messaggio alla Merkel, che aveva dato per scontato l’appoggio italiano alla tassa sulle transazioni finanziarie. “Le sfide mi piacciono”, ha scherzato il premier. Oggi sui mercati è stato registrato un nuovo balzo degli spread a 470 punti base, mentre i bonos schizzavano a quota 530. Le borse hanno invece recuperato, sull’onda della conferma dell’Eurogruppo degli aiuti alle banche spagnole e del sì al salvataggio di Cipro, che si farà insieme al Fondo monetario internazionale. Il caso spagnolo diventa sempre più motivo di preoccupazione. Secondo Fitch, la crisi della Spagna, per la rilevanza della sua economia e il potenziale contagio all’Italia, rende il rischio a livello sistemico molto più rilevante rispetto a quello della Grecia. “Il livello di differenziale tra obbligazioni e bonos in paesi come Italia e Spagna rispetto a titoli di altri paesi suppongono una pressione importante che non si può sostenere a lungo termine”, riconosce il portavoce del commissario Ue Olli Rehn. Ma pur condividendo il senso di urgenza di Paesi “più vulnerabili”, la Commissione Ue frena sullo scudo anti-spread: “Risposte parziali che consistono solo a far calare la febbre non sono sufficienti: bisogna discutere di tutti gli aspetti al tempo stesso”, afferma Amadeu Altafaj. Alle perplessità di Bruxelles, si aggiunge la doccia gelata che arriva da Berlino. Angela Merkel parte per il vertice consapevole di avere tutte gli occhi addosso, ma determinata a non piegarsi: “Forzare i tassi politicamente con gli eurobond, dopo che questo già non ha funzionato sui mercati, sarebbe la ripetizione di un errore del passato”, ha ribadito ancora oggi al Bundestag. Stasera a Parigi la cancelliera e il presidente francese Francois Hollande hanno cercato di ritrovare un asse comune, che per il momento si è limitato alla riaffermazione di “volere più Europa, un’Europa i cui membri si aiutino tra di loro”. Hollande del resto ha dichiarato “pieno appoggio politico” all’Italia, inclusa l’ipotesi di utilizzare il fondo salva-Stati europeo per il meccanismo di stabilizzazione degli spread. “Non mi faccio illusioni. Mi aspetto a Bruxelles discussioni controverse”, ha ammesso la cancelliera. Il confronto degli ultimi mesi tra stati membri ha permesso per ora di arrivare ad una posizione comune sulla crescita che porterà domani ad approvare “solennemente, senza dibattito” il “compact per la crescita e l’occupazione”: un patto per lo sviluppo e la creazione di posti di lavoro, che fa perno sul ruolo rafforzato della Bei, il lancio di project bond e l’uso di fondi strutturali. Ma sulle misure a breve, medio e lungo termine per dare stabilità alla moneta unica e mettere una volta per tutte al riparo la zona dell’euro dalla tempesta, si va ancora in ordine sparso. In queste poche ore prima dell’avvio del Vertice, proseguono senza sosta i contatti tra le cancellerie, e i negoziati tra gli sherpa delle istituzioni Ue e degli stati membri si fanno frenetici.

 

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