Che uomo. Che stile. Che palle. Non ha uguali il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. Schiena dritta, sguardo severo, lingua pungente, il patron azzurro recita con impareggiabile naturalezza il ruolo del duro e puro. Da far invidia al De Niro-Al Capone de “Gli Intoccabili” e al duo Bad Spencer-Terence Hill di “Altrimenti ci arrabbiamo”.

Nell’ultima sua memorabile performance (è come il vino, migliora con gli anni), De Laurentiis ha mostrato insuperabili doti di istrione anche nel genere splatter. Ha inforcato occhiali scuri, si è fatto crescere la barba, ha indossato una giacca nera (un altro vestito così sembrerebbe un buffone, ma lui è lui) e con movenze da gangster-movie ha insultato e minacciato un giornalista. A una domanda su Cavani ha prontamente risposto a muso duro ringhiando come un bulldog: “I giornalisti del calcio sono dei gran cafoni perché sono interessati solo ai soldi”.

Che uomo. Che stile. Che palle. E a un altro improvvido cronista, che ha avuto l’ardire di replicare con un irriverente “Non si permetta”, ha subito controbattuto mostrando i denti da mastino (per qualcuno sembrava più un bassotto): “Mi permetto e le metto anche le mani addosso se continua…”. Che paura. Un’interpretazione impeccabile. Da brividi. Ci mancava solo “Io ti spiezzo in due” e sarebbe stato un capolavoro.

Che uomo. Che stile. E soprattutto che palle (in tutti i sensi).

 

cyrano

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