AVERSA – Sono da poco suonate le otto di sera di sabato 9 maggio 2009. Il telefono squilla. E’ una richiesta d’aiuto. “Papà, vienimi a prendere. Sono io e padre Pio. Vienimi a prendere, ti aspetto qua”. A riceverla era Biagio Ciaramella che riconosce la voce del figlio Luigi, deceduto il 31 luglio 2008, a seguito di un incidente stradale sul quale ancora oggi indaga la magistratura per chiarirne la dinamica ed individuarne eventuali responsabilità e responsabili.

A Biagio quella voce era parsa un miracolo, una luce nel buio delle indagini in atto sulla morte del figlio, una luce capace di chiarire quella verità che cerca ancora oggi, così riferisce alla magistratura la telefonata che aveva registrato. In realtà le indagini hanno accertato che si trattava di uno scherzo atroce, “che offende – recita il provvedimento che fissa l’udienza tesa a giudicare il reato previsto dall’articolo 660 del codice penale – contemporaneamente sentimenti di pietà per i defunti, di sofferenza per i superstiti e di religiosità e fede per i credenti il tutto senza alcuna ragione e per mero spirito di dilegio”. Uno scherzo di cui il responsabile, G.V., di Lusciano, lunedì 16 luglio dovrà rispondere al giudice del tribunale di Aversa. “Di certo l’autore di una azione che ha gettato nello sconforto la mia famiglia in un momento in cui era particolarmente provata dalla tragedia che l’aveva colpita sarà condannato ma – commentano i coniugi Ciaramella – l’entità della condanna non ci interessa. Noi speriamo che questo signore abbia agito non per esibizionismo, né per il piacere di divertirsi alle spalle di persone che soffrono, ma perché al corrente di particolari dell’’accaduto che ancora non sono venuti alla luce”. Per la famiglia Ciaramella la dinamica dell’azione messa in atto lascia spazio all’ipotesi che il G.V. sappia o che abbia visto qualche cosa o parlato con qualcuno che sa. “Perché – dicono – anche se il giudice che lo ha rinviato a giudizio evidenzia uno stato di salute mentale non a posto a nostro parere è poco credibile che una persona non sana di mente abbia costruito una telefonata in cui abbiamo riconosciuto chiaramente la voce di Luigi”. “Un malato di mente non poteva – ribadisce Biagio Ciaramella – avere la lucidità necessaria a registrare e montare l’audio che abbiamo ascoltato. G.V. deve essere stato ben lucido per farlo anche se sono convinto che non possa avere fatto tutto da solo”. “Qualcuno deve averlo aiutato e – aggiunge – sono certo che gli inquirenti, ai quali va tutta la nostra gratitudine, riusciranno a fare luce completa sulla vicenda”. “Forse saranno necessari altri cinque, dieci anni ma – conclude – alla fine verrà a galla tutta la verità sulla morte di Luigi”.

 

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